Gli aumenti stanziati dal Governo nella legge di Bilancio sono ridotti all’osso: sottraendo quelli destinati alla perequazione, di certo abbiamo solo la quota-parte dell’indennità di vacanza contrattuale, che porterà circa 15 euro netti a testa, che per legge va assegnata a partire dal quarto mese successivo al mancato rinnovo.
Perché poi per il 2019 rimarrebbero appena 300 milioni complessivi, da dividere per tutti gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Quindi, una somma davvero irrisoria.
Il meccanismo del “bonus Renzi”
Come è noto attualmente tutti i dipendenti pubblici e privati con uno stipendio fino a 24.600 euro godono di una riduzione fiscale di 960 euro annui (80 mensili): si tratta del famoso “bonus Renzi” che attualmente costa alle casse dello Stato una decina di miliardi all’anno.
Il bonus non viene riconosciuto a chi ha uno stipendio superiore a 26.600 euro all’anno, mentre chi sta nella fascia compresa fra 24.600 e 26.600 ne usufruisce ma in modo proporzionale.
E’ ovvio, quindi che per chi già oggi ha uno stipendio superiore al tetto massimo (26.600) non cambierà nulla.
Ma per chi per chi ha un reddito esattamente uguale a 24.600 euro potrebbe profilarsi una vera e propria beffa.
Supponiamo infatti che nel 2019 l’insegnante che oggi è a 24.600 euro annui abbia un aumento di 400 euro arrivando quindi a 25.000.
Ovviamente gli sarà ricalcolato il “bonus” secondo questa semplice formula (26.600-25.000): 2000 [la differenza fra 26.600 e 24.600] x 960.
Cioè: 1.600:2000×960 =0,8 x 960 = 768
Aumento di 400 euro, taglio del bonus di 192
Nel concreto, quindi, chi si trova in quella posizione stipendiale avrà un aumento di 400, ma il suo bonus scenderà da 960 a 768 euro: in pratica l’aumento di 400 euro si ridurrà nei fatti a soli 208 euro.
Proprio per evitare che gli aumenti contrattuali fossero di fatto erosi da una diminuzione del bonus, nella legge di bilancio dello scorso anno venne introdotta una norma per portare il tetto massimo da 26.000 a 26.600 euro.
Ma quest’anno non è prevista nessuna misura in tal senso; ecco perchè chi ha uno stipendio prossimo ai limiti che danno diritto al “bonus Renzi” deve stare in guardia: alla resa dei conti l’eventuale aumento potrebbe risultare molto più modesto di quanto annunciato.
La retribuzione mensile dei docenti dopo il rinnovo del contratto
Ecco quanto guadagnano i docenti in base all’anzianità di servizio e all’ordine scolastico di appartenenza.
L’emissione e l’esigibilità rappresentano rispettivamente l’inizio e la fine della procedura relativa al pagamento dello stipendio
Più precisamente l’emissione corrisponde alla fase in cui NoiPa raccoglie ed elabora tutte le informazioni utili al pagamento.
Esistono 3 differenti tipi di emissione:
- Ordinaria: elaborazione stipendio mensile;
- Urgente: elaborazione arretrati a credito o stipendi relativi a periodi passati;
- Speciale: elaborazione competenze personale scuola e volontari Vigili del fuoco e altre tipologie particolari di arretrati.
L’esigibilità rappresenta invece la data in cui viene effettuato l’accredito del pagamento presso il proprio istituto di credito.
Si tratta quindi della fase in cui l’importo spettante si rende disponibile al beneficiario.
Le date di esigibilità sono le seguenti.
- 23 di ogni mese: rata ordinaria;
- 27 di ogni mese: rata ordinaria comparto Sanità;
- entro 10 giorni lavorativi dal termine Emissione Urgente e Speciale.