Stavolta il Miur ha spento il fuoco della polemica prima che si accendesse pericolosamente: a ravvivarlo, in pochissime ore, era bastato un articolo sul “Mattino”, nel quale si descriveva la vicenda di Daria, una ventenne ucraina frequentante il liceo ‘Margherita di Savoia’ di Napoli priva del codice fiscale. Una mancanza che in base a due note ministeriali, dell’8 e del 22 maggio, sembravadovesse precluderle la possibilità di farle svolgere gli esami di Stato. E questo malgrado la ragazza, con i genitori privi di regolare permesso di soggiorno, anche se ormai stabilmente residenti nel capoluogo campano, avesse un curriculum di tutto rispetto, un titolo già acquisito in Ucraina e parlasse ben sei lingue. Contro quella che prevedevano una probabile quanto ingiusta esclusione, i compagni di scuola di Daria era pronti a presentare una petizione. Incentrata sull’articolo 45 del Dpr 31 agosto 1999, numero 394 (Regolamento di attuazione del decreto legislativo numero 286/1998 sulla disciplina dell’immigrazione e sulle condizioni dello straniero”, in base al quale “tutti i minori, presenti sul territorio nazionale e nei diversi gradi e ordini di scuola hanno diritto all’istruzione, indipendentemente dalla regolarità della loro posizione di soggiorno”. E anche se Daria non è minore, la norma si sarebbe potuta estendere anche a lei.
Prima però che la macchina della contestazione si fosse messa in moto, dal ministero dell’Istruzione, nella serata di domenica 7 giugno, è giunta una precisazione perentoria: “Nel caso in cui uno studente fosse, per qualsiasi motivo, sprovvisto del codice fiscale – ha fatto sapere il ministero – verrebbe semplicemente escluso dalla base informativa del Ministero, senza alcuna conseguenza per la sua privacy né per la sua possibilità di sostenere l’esame di Maturità“. Secondo viale Trastevere non vi sarebbe, quindi, nessun pericolo di clamorose esclusioni, a pochi giorni dall’esame, per i non pochi studenti appartenenti a famiglie non in regola con il permesso di soggiorno (in tutti gli stranieri maturandi, tra regolari ed irregolari, dovrebbero essere non meno di 15.000).
“Quella in atto – ha assicurato il dicastero dell’Istruzione – è una normale attività di gestione e manutenzione del sistema del Miur, come di qualsiasi altro sistema informativo. Per questo motivo – ha concluso – non c’è nessun motivo di legge per cui la ragazza di Napoli non possa affrontare l’esame di maturità“. Il mancato invio del codice fiscale, anche di quelli clandestini, da parte delle scuole non comporterebbe così alcuna preclusione per gli studenti a svolgere l’esame di maturità.
Ma come mai si era arrivati ad una interpretazione generalizzata delle note ministeriali praticamente opposta a quella invece data dal Miur il 7 gugno? Tutto era partito dalle indicazioni del ministero dell’Istruzione, emesse lo scorso 22 maggio, attraverso una nota, firmata dal capo dipartimento Giovanni Biondi, con cui il Miur ha chiesto alle scuole superiori di comunicare i dati sensibili degli studenti “sia per la rilevazione degli esiti finali degli studenti sia per monitorare l’intera carriera scolastica“. Le indicazioni non sembravano ammettere deroghe: “da quest’anno la rilevazione sugli esiti degli Esami di Stato per le scuole secondarie di secondo grado statali – si legge un’altra nota ministeriale sullo stesso tema inviata alle scuole l’8 maggio, avrà come unità di rilevazione il singolo studente anziché la scuola“. E in quest’ultima nota il Miur sottolineava, in particolare, che “i codici fiscali degli alunni, comunicati dalle scuole, saranno validati da parte dell’Agenzia delle Entrate e, in caso di mancata corrispondenza, si dovrà procedere alle necessarie rettifiche”.
Anche i dirigenti, tra cui quello del ‘Margherita di Savoia’ di Napoli, sembravano non avere dubbi: “la circolare voluta dal ministro Gelmini – ha detto il dirigente Carmine Santaniello al Mattino di Napoli – è un diktat chiaro: senza codice fiscale non si può sostenere l’esame. Daria è stata iscritta tre anni fa in base alle normative vigenti, ha frequentato regolarmente e adesso ci troviamo dinanzi a questo problema”.
Nei giorni scorsi il ‘protocollo’ imposto da viale Trastevere era stato contestato non solo dagli studenti del ‘Margherita di Savoia’, ma anche dall’opposizione. “Questa pratica – avevaa detto Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd – alimenta il sospetto che serva per discriminare gli studenti stranieri appartenenti a famiglie non regolari. Preoccupazione – ha continuato – rafforzata dalle norme volte ad escludere dalla scuola gli studenti figli di immigrati irregolari, contenute nel disegno di legge ‘sicurezza’ in via di approvazione, e dall’applicazione anticipata delle stesse, impropria e illegittima, che alcuni dirigenti scolastici hanno recentemente compiuto a Genova e Padova. E’ evidente – ha concluso Bastico – che non è con il monitoraggio degli esiti dell’esame di maturità che si contrasta la dispersione scolastico”. Sulla invio obbligatorio da parte delle scuole del codice fiscale dei candidati alla maturità, la Bastico ha anche inviato un’interrogazione urgente al Ministro con la quale si chiedeva, tra le altre cose, se la novità di chiedere il codice fiscale fosse “un modo indiretto di verificare il possesso del permesso di soggiorno”. Ora, anche se non in Parlamento, la rispostadella Gelmini, chiaramente negativa, è arrivata.