L’Italia è tra i Paesi sottoposti a esame presso la sede dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani a Ginevra, dove si discuterà delle varie problematiche concernenti il trattamento dei minori, anche stranieri, e i servizi a loro garantiti.
Nutrita la delegazione italiana
La delegazione italiana, scrive Linkiesta, che dovrà replicare alle accuse Onu, guidata dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, è piuttosto ampia, tra ambasciatori e rappresentanti della presidenza del Consiglio e dei vari ministeri.
22 i punti d’accusa
22 i punti elencati in maniera dettagliata nella documentazione redatta per l’occasione che sembrerebbero inchiodare il nostro Paese alle sue responsabilità, fra cui il punto 4: «Indicare i mezzi con cui lo Stato Parte garantisce l’efficacia delle proprie politiche» per prevenire e combattere «la discriminazione contro alcuni gruppi di bambini, compresi i bambini che vivono in famiglie i cui genitori sono omosessuali, bisessuali, transgender o intersessuali, o i bambini stessi omosessuali, bisessuali, transgender o intersessuali, bambini nati da genitori non sposati, bambini che vivono in famiglie monoparentali, bambini in cerca d’asilo, rifugiati o migranti e bambini rom e sinti».
L’Italia, ancora, dovrà spiegare come «garantisce il rispetto dei diritti dei bambini rom i cui campi vengono smantellati».
E poi il punto 5: «Fornire informazioni sulle misure adottate per semplificare le procedure di acquisizione di nazionalità italiana per bambini nati in Italia da genitori non italiani, cittadini che altrimenti diventerebbero apolidi»
Al punto 10 si chiede di «fornire informazioni sulle misure adottate per garantire che tutti i bambini, compresi quelli stranieri, abbiano accesso a un’istruzione di qualità in scuole e asili».
L’Onu, al punto 12, chiede anche informazioni aggiornate «sulle misure adottate per rafforzare la legge quadro sull’asilo politico» e cosa si stia facendo per «garantirne l’attuazione e migliorare l’accoglienza e le condizioni di vita dei bambini in cerca di asilo e rifugiati, compresi i non accompagnati o separati dalle loro famiglie».