Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Dpr sulla valutazione: Flc polemica

Dpr sulla valutazione: Flc polemica

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I “festeggiamenti” della Flc per la sentenza del Tar Lazio che ““sancisce una volta per tutte il primato della laicità dentro la scuola” sono durati poco più che una settimana.
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Regolamento sulla valutazione è stata una vera e propria doccia fredda che a Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc, che non riesce proprio a fare buon viso a cattivo gioco anche a costo di fare dichiarazioni un po’ imprecise.
La questione nasce dal fatto che, con la pubblicazione del Regolamento, viene meno la materia del contendere su cui si basava la sentenza del Tar Lazio che censurava le ordinanze ministeriali che consentono ai docenti di religione cattolica di partecipare “a pieno titolo” agli scrutini e di contribuire alla determinazione del credito scolastico in vista dell’esame di Stato.
“Il Ministro Gelmini – sottolinea infatti Pantaleo –
ritiene di potere ignorare le leggi promulgando regolamenti già in vigore da due mesi e discriminare coloro i quali non si avvalgono dell’ora di religione”.
Pantaleo si riferisce al fatto che il Regolamento porta la data del 22 giugno 2009 che è appunto quella in cui il Presidente della Repubblica ha firmato il relativo decreto; come avviene spesso, però, la pubblicazione non è stata immediata in quanto è stato necessario acquisire il parere della Corte dei Conti, che peraltro non è stato ancora reso noto.
La nostra Costituzione, però, è molto chiara in proposito: l’articolo 73 stabilisce che le leggi (e gli atti aventi forza di legge come i DPR)
“entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso”.
Va poi precisato, per amore di verità, che le leggi sono promulgate dal Capo dello Stato e non dal Ministro competente come si potrebbe dedurre dal comunicato della Flc.
Al di là delle argomentazioni giuridiche, Pantaleo denuncia anche che “siamo di fronte alla violazione dei principi e dei valori costituzionali, a partire dalla laicità, e questo non può essere tollerato in un Paese democratico”.