E’ il risultato preoccupante di una lunga ricerca presentata dalla Fondazione Intercultura Onlus il 23 settembre scorso presso l’Aula Magna dell’Università di Reggio Emilia, quale prologo della “Giornata europea del dialogo interculturale” che si è celebrata giovedì 24 settembre 2009.
Lo studio “L’altro/a tra noi” – La percezione dei confini da parte delle e degli adolescenti italiani” ha interessato otto comuni capoluogo di regione (Padova e Vicenza; Parma e Reggio Emilia; Firenze e Siena; Bari e Lecce), dove un Istituto professionale e un Liceo scientifico sono stati presi a campione. Il campione di studenti complessivamente interessato dalla ricerca è stato di 1432, di cui 731 studenti liceali e 701 studenti del professionale. In termini di rapporto maschi/femmine, sono stati coinvolti 708 ragazzi e 724 ragazze.
Viene “disegnata” un’immagine precisa e netta del profilo degli adolescenti di oggi e di quali sentimenti provano verso il “diverso”, di come l’influenza degli adulti sia determinante, con differenze notevoli dovute al sesso, al tipo di scuola (professionale o liceo) e alla zona geografica (nord o sud).
In primo luogo emerge una forte carenza di informazione sugli immigrati, il cui numero è spesso sovrastimato (per alcuni gli stranieri presenti in Italia sarebbero pari al 60% della popolazione). Quasi il 25% degli studenti è inoltre “completamente d’accordo” sul fatto di “bloccare l’accesso agli extracomunitari”.
La quasi totalità degli intervistati ritiene che essere zingari (senza distinzione tra le varie etnie) o musulmani sia una “condizione di svantaggio” ed anche essere omosessuale rappresenta un fattore di forte discriminazione, con percentuali piuttosto elevate (in Toscana 84% nei licei, 61% nei professionali).
Non vengono risparmiati neppure i disabili; infatti, una grossa percentuale di studenti ritiene che l’handicap rappresenti un fattore di esclusione. I più intolleranti sono i licei scientifici emiliani (93%), mentre i più “tolleranti” sono in Puglia.
“La vicinanza dell’immigrato non cambia il pregiudizio che non viene contraddetto dalla conoscenza delle singole persone“, commenta il segretario generale della Fondazione Intercultura, Roberto Ruffino.
Il percorso per l’integrazione è quindi ancora lunghissimo.