Fatta salva la condivisione dell’esigenza di adottare provvedimenti volti alla razionalizzazione e qualificazione dell’offerta formativa nella prospettiva dell’accreditamento, il Consiglio universitario nazionale (Cun) esprime la propria preoccupazione riguardo agli “effetti negativi e distorsivi” che l’applicazione integrale delle norme proposte nella suddetta nota comporterebbe sulla qualità dell’offerta formativa, e segnala contestualmente l’inefficacia di buona parte di esse ai fini della qualificazione dell’offerta formativa e dell’accreditamento dei corsi di studio, messi a dura prova da un’impostazione fortemente dirigista e centralista.
Numeri alla mano, rileva che la crescita del numero dei corsi di studio di studio sia imputabile, per più del 50%, al proliferare di molte nuove università statali, non statali e telematiche, autorizzate dal Ministro stesso e che, nonostante questo, tutto lasci prevedere che con il completamento della transizione al DM 270, anche senza l’adozione di ulteriori provvedimenti, si arrivi a un numero di corsi aperti alle “immatricolazioni pure” (cioè i corsi di 1° livello e a ciclo unico) addirittura inferiore a quella precedente la riforma, nonostante la previsione di un numero maggiore di studenti immatricolati (circa 300.000).
Per quanto riguarda i curricula, il C.U.N. osserva che essi erano già presenti con diverse denominazioni nei corsi di studio dell’ordinamento previgente al DM 509, per cui, in tale ottica, è inesatto equipararli a nuovi corsi di studio, attribuendo loro la responsabilità dell’ampliamento dell’offerta formativa. Inoltre, provvedimenti rivolti a limitare l’attivazione di curricula avrebbero l’effetto di costringere gli atenei a ridurre il numero dei curricula professionalizzanti, volti a un più immediato accesso al mondo del lavoro, o, in alternativa, a “mascherarli con grave danno per la trasparenza dell’offerta formativa”.
Preoccupante è anche, secondo il C.U.N., l’ipotesi che siano introdotti vincoli più rigidi tali da costringere gli atenei a riformulare l’intera offerta formativa senza alcuna verifica degli esiti dei percorsi di riforma fin qui seguiti e senza alcuna considerazione degli effetti di disorientamento per l’intero sistema e in particolare del disagio per gli studenti.
Gli interventi proposti dal Ministro sembrano più voler conseguire una riduzione della spesa attraverso il ridimensionamento della formazione superiore, piuttosto che garantire obiettivi di razionalizzazione e di qualificazione dell’offerta formativa.
Fortemente negativa è la valutazione sull’ipotesi che i provvedimenti annunciati vadano a colpire i corsi di studio con pochi studenti in maniera indifferenziata e con riferimento al solo dato numerico, senza entrare nel merito della loro rilevanza per il sistema paese.
In tale ottica, cercare di indirizzare il comportamento degli Atenei soltanto stabilendo vincoli numerici ha spesso prodotto, secondo il parere del C.U.N., un rispetto puramente formale delle regole, causando effetti distorsivi, opposti a quelli che i provvedimenti si proponevano, con grave danno per gli studenti e per il sistema.
Il C.U.N. ritiene infine che, per ciascun corso di studio, un’adeguata copertura degli insegnamenti da parte di “docenti di ruolo” (fra cui i ricercatori per i quali si lamenta ancora una volta la mancata definizione di uno stato giuridico) costituisca in ogni caso un indispensabile requisito di qualità.
Sulla base delle proprie osservazioni il Consiglio universitario nazionale suggerisce, quindi, un cambio nell’impostazione del documento, adottando criteri più semplici ed efficaci, ribadendo la necessità di tenere comunque in debito conto un approccio quantitativo, ma coniugandolo ad una prospettiva che privilegi la qualità, avviando al più presto un processo di rigorosa valutazione e accreditamento dei corsi di studio con modalità conformi a consolidati modelli europei di Assicurazione della Qualità.