“Mi impegno a evitare ogni comportamento teso a falsare i risultati miei o di altri in occasione delle prove di verifica, non mosso da speranza di premio o da timore di eventuali punizioni”. Fa un certo effetto leggere la frase simbolo del codice di condotta “morale” firmato da tre classi del liceo classico Parini di Milano. Non tanto perché i ragazzi hanno promesso di non copiare durante i compiti in classe. L’aspetto che più lascia riflettere è che una parte, anche se infinitesimale, degli adolescenti di oggi, forse troppo frettolosamente “bollati” come arrivisti e privi di valori, possa aver accettato dal proprio prof di Storia e Filosofia un contratto di questo genere.
Promettere “a non copiare e a non lasciar copiare”, come riportato il 9 novembre dal quotidiano “La Repubblica”, comporta infatti un impegno fuori dal comune: un impegno che ha il sapore di quei codici d’onore di cui si rendevano protagonisti i ragazzi di una volta. E che solo in rare occasione sembra facciano parte delle generazioni d’oggi.
L’aver detto sì alla proposta non pensiamo sia però solo conseguenza di un caso o di una provocazione. I ragazzi lo hanno fatto con cognizione di causa: ne hanno discusso a lungo in assemblea e alla fine hanno accettato.
A noi piace pensare che l’aver accettato la sfida quasi impossibile (soprattutto nell’era dei cellulare, di internet e della comunicazione digitale miniaturizzata in tempo reale e a portata di mouse) possa essere un chiaro segnale contro i luoghi comuni: non sappiamo se tutti gli studenti della prima, seconda e terza C riusciranno a scacciare la tentazione di allungare l’occhio al quaderno del compagno “secchione” o di digitare la parola chiave nel motore di ricerca on line del portatile sotto il banco. Di sicuro, però, averci provato è già un bel segnale.
Lo stesso che hanno deciso si portare avanti all’università Bocconi, il luogo, sembrerebbe, vero ispiratore dell’esperimento del Parini: quest’anno alle matricole dell’ateneo milanese verrà infatti consegnato il “decalogo dei valori d’ateneo”. E un documento analogo verrà inviato, in attesa di essere controfirmato, al personale e agli insegnanti. E se fossero questi ultimi, i depositari, per definizione, del comportamento corretto, a dire di no?