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Lascia la scuola per aiutare il papà licenziato: interviene anche il Ministro

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Il nord-est è noto per essere una terra dove la disoccupazione è quasi azzerata. Per i giovani il passaggio scuola-lavoro è spesso contrassegnato da pause brevi e tutt’altro che traumatiche. Anche perché le tante aziende collocate nel territorio di Regioni come il Veneto e il Trentino cercano forza lavoro con tale insistenza da sottrarre gli studenti alla scuola prima ancora che terminino il percorso formativo. Non a caso da quelle parti sono molti gli under 18 già impiegati e a tempo indeterminato.
Ma tutto questo non è un buon segno. Ancora di più se lasciare i banchi di scuola diventa una costrizione. O una scelta forzata dalle condizioni familiari disagiate. Come quella che ha preso nei giorni scorsi uno studente 17enne di Rovereto, costretto a lasciare la scuola per andare a lavorare dopo che il papà aveva perso il lavoro.
Il ragazzo studiava all’istituto Fontana, dove la preside, la dott.ssa Flavia Andreatta, dice di avere trovato due anni fa nell’istituto una situazione difficilissima: “E’ dura mantenere due o tre figli alle superiori. Ancora più difficile, ovviamente, se i genitori sono in cassa integrazione o hanno perso il lavoro. Questa realtà mi ha sconvolto, ma è vero. Ancora più terribile il fatto che un ragazzo sia venuto da me per dirmi che era costretto ad abbandonare gli studi perché il padre era stato licenziato“.
La stessa dirigente scolastica spiega di avere tentato coi genitori di convincerlo a restare tra i banchi, ma invano, anche perchè il ragazzo si è sentito ‘responsabile’ del proprio nucleo familiare, sentendo il dovere in una situazione difficile di contribuire al bilancio. “Un vero peccato – ha sottolineato la preside – perché era bravo, con la media del sette. So che adesso ha trovato lavori interinali“.
Del caso si starebbe interessando anche il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Lasciare la scuola a 17 anni per approdare nel mondo del lavoro può essere gratificante. Ancor di più se in famiglia c’è questa esigenza. Ma con il tempo certe decisioni possono rivelarsi affrettate. Ed è bene che le istituzioni, Ministro in testa, facciano del tutto perché ciò non accada.