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Ragioneria dello Stato: nella Scuola in due anni persi 18.000 posti

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Non servivano i dati ufficiali della Ragioneria generale dello Stato per sapere che gli organici della scuola sono al centro da alcuni anni di pesanti tagli. Il resoconto, contenuto nel Conto annuale 2008 sul pubblico impiego presentato il 14 dicembre, contiene però alcuni punti interessanti perché tiene conto di più fattori: la cancellazione dei posti in organico, le assunzioni in ruolo e il numero dei pensionamenti effettivi.
Ebbene, dall’intreccio di queste tre variabili risulta che in soli due anni, tra il 2007 e la fine dello scorso anno, il personale docente ed Ata è stato “sfoltito” di circa 18.000 posti. Il dato, che purtroppo è destinato a salire sensibilmente perché non tiene ancora conto delle conseguenze derivanti dalla Finanziaria 2008, la cui prima tranche si è concretizzata all’inizio di quest’a.s., si deve ai seguenti numeri: il taglio di circa 15.000 unità nel 2007 ed altre 12.000 l’anno successivo; le assunzioni a tempo determinato pari, rispettivamente, a 65.000 e 33.000 dipendenti; i pensionamenti corrispondenti a 61.000 unità lo scorso anno e 28.000 il precedente.
Se rispetto al 2007 cala il numero complessivo di docenti e Ata, come anche quello di poliziotti e carabinieri, lo stesso non si può dire per tutti i comparti della Pubblica amministrazione: la Ragioneria generale fa rilevare che sono infatti aumentati i dipendenti in servizio presso il Servizio sanitario nazionale (+7.700), delle Regioni ed autonomie locali (+6.500), delle Università (+3.300) e delle Regioni a statuto speciale (+2.400).
Sale anche la presenza femminile: e la quota in questo caso accomuna tutti i comparti. Nel 2008 a percentuale delle donne sul totale dei dipendenti di ruolo ha superato il 55%. Di queste, il 48% lavora proprio nella Scuola ed il 23% nella Sanità. “L`incremento in termini percentuali – spiegano i tecnici della Ragioneria generale dello Stato – è dovuto sia al maggior numero di assunzioni sia al minor numero di cessazioni rispetto agli uomini. Nell`anno 2008, nel complesso del pubblico impiego, la componente femminile ha rappresentato il 64% delle nuove assunzioni e il 47% delle cessazioni”.
La componente femminile continua a crescere nei settori dove è già preminente(Scuola e Ssn); supera per la prima volta la parità nella carriera Prefettizia; compie ulteriori passi verso la parità anche in altri comparti dove è tradizionalmente minoritaria quali l`Università e la Magistratura; anche nella carriera Diplomatica mostra un incremento, ma tale presenza è ancora molto circoscritta. La presenza femminile risulta in crescita anche nei settori di più recente apertura quali i Vigili del Fuoco, i Corpi di Polizia e le Forze Armate dove supera la soglia dell`1%.
E il sempre minore appeal che il posto statale sembra avere nei confronti del sesso maschile potrebbe essere legato al basso livello delle retribuzioni: gli stipendi più “magri” sono risultati proprio quelli dei lavoratori della scuola e dei ministeri, che in media hanno fatto registrare di 28.235 e 28.557 euro lordi l’anno. Leggermente superiori i Cud di Regioni e autonomie locali. Importi che diventano ancora più piccoli se rapportati a quelli percepiti in media dai magistrati (126.258 euro) e dai prefetti (88.600 euro).
Continuano poi a concretizzarsi gli effetti di innalzamento dei requisiti per lasciare il servizio per andare in pensione: sempre in base ai dati della Ragioneria l’età media dei dipendenti in seno alla Pa è giunta nel 2008 a 47,5 anni. Contro i 46,9 dell’anno precedente e i 46,7 del 2006. Si riducono, invece, le assenze per malattia: lo scorso anno i dipendenti pubblici, anche a seguito di sei mesi (da luglio a dicembre) di estensione delle potenziali visite di controllo da parte dei medici fiscali (11 ore al giorno!) e l’attuazione della decurtazione del salario accessorio (anche se non in tutti i comparti), la media generale dei giorni in cui gli statali non sono recati al lavoro per motivi di salute è stata pari a 10.6 giorni: nel 2007 i giorni erano stati 12,2.