Il Miur sta predisponendo delle soluzioni per il personale docente precario abiliato e non abilitato all’insegnamento, inserito nelle graduatorie d’istituto. Ma anche per premiare i docenti più meritevoli. Lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, parlando il 19 marzo a Tg3 Fuori tg su RaiTre
Il punto sui concorsi
“Per i docenti precari di cosiddetta seconda e terza fascia stiamo studiando delle soluzioni“, ha detto il responsabile del Miur, cercando anche di rispondere alle critiche di chi sostiene, come la democratica Simona Malpezzi, che il ministero ha abbandonato al loro destino i diplomati magistrale e danneggiato i docenti precari di terza fascia cancellando il concorso ad hoc, aperto a tutti coloro che avevano svolto almeno 36 mesi di supplenze, che era stato previsto con la riforma Renzi-Giannini.
“Abbiamo un problema di reclutamento, vogliamo procedere celermente con nuovi reclutamenti attraverso le procedure concorsuali. E per chi ha avuto esperienza nella scuola, questa sarà valutata ai fini dell’immissione in ruolo. Alcuni concorsi sono già stati avviati, quello per i dirigenti scolastici cercheremo di terminarlo a breve, così anche quello per i diplomati magistrali”, ha aggiunto Bussetti.
Tempi però ancora lunghi
Il problema è che i tempi di attuazione del concorso a cattedra non sono poi così brevi, ha ammesso lo stesso ministro, nella stessa giornata parlando a margine di una presentazione a Genova in Regione Liguria.
Un nuovo concorso “è all’interno della nostra finanziaria, lo abbiamo già previsto, avvieremo nuove procedure concorsuali” aperte a tutti coloro che hanno il titolo di accesso.
Ma sarà utile per avere i nuovi docenti già dal prossimo anno scolastico? “No sicuramente no – ha replicato Bussetti -: i tempi per i concorsi sono molto più lunghi, ma inizieremo a farlo”.
Le sue parole hanno riscosso consensi, anche tra i sindacati. Secondo il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, “avere indicato che per i docenti precari di cosiddetta seconda e terza fascia si stanno studiando delle soluzioni su cui indirizzare gli sforzi del Governo, induce all’ottimismo della ragione”.
“Chi lavorerà e si impegnerà dovrà essere considerato di più”
Rispondendo, invece, ad una domanda sul tema della meritocrazia nella scuola, il ministro dell’Istruzione ha detto che al Miur “stiamo cercando di lavorare in funzione dei bisogni degli studenti: sarà una conseguenza – ha concluso Bussetti – che chi lavorerà e si impegnerà dovrà per forza essere considerato di più”.
Resta da capire con quali modalità si intende premiare i docenti che più si impegnano ed ottengono risultati: continuando a mantenere il discusso bonus merito della Buona Scuola, che peraltro nell’ultimo anno scolastico ha perso molta consistenza, andando ad assegnare in media non più di 300-400 euro lordi ad insegnante?