Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, è intervenuto nel corso di videoforum organizzato dal quotidiano “La Repubblica”.
Tanti gli argomenti trattati dal titolare di Viale Trastevere. Bussetti ha parlato anche del concorso docenti 2019 per la scuola secondaria: “Il bando per la scuola media e superiore entro l’estate (verso luglio). In autunno inizieranno le procedure concorsuali. Il nostro obiettivo è la lotta al precariato. Io spero di assumere molti di più rispetto ai 30-40mila nel triennio. Il tema del reclutamento dei docenti è prioritario”.
Il Ministro ha parlato anche dei precari di terza fascia, uno dei temi più scottanti del reclutamento: “Prevista una quota di riserva, il 10%, per i precari (cioè coloro che hanno svolto servizio per 36 mesi). Le modalità, comunque, devono essere ancora definite nei dettagli. Chi supera la prova, però, sarà sicuramente ammesso in ruolo. Vorremmo anche evitare contenziosi e giudizi che poi creano problemi non di poco conto”.
Infatti, come abbiamo scritto in precedenza, il provvedimento che include Quota 100 e Reddito di cittadinanza ha ricevuto il via libera definitivo dall’Aula del Senato, prevede che nelle graduatorie di merito i titoli varranno il 40% del punteggio complessivo.
Tra i titoli valutabili sarà particolarmente valorizzato il servizio svolto presso le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, al quale è attribuito un punteggio fino al 50% del punteggio attribuibile ai titoli.
Nella pratica ciò si traduce che nelle graduatorie di merito del concorso fino a 20 punti su un totale di 100, potranno andare ai titoli di servizio.
Concorso docenti 2019, blindare la quota del 10% riservata ai docenti precari
La riforma del reclutamento, ricordiamo, prevede che al concorso possano partecipare i candidati con almeno tre anni di servizio negli ultimi otto. A questa categoria, tuttavia, è riservata una quota pari al 10% del totale. Pertanto quanto prevede il testo approvato blinda quel 10% di riserva.
Per molti precari, tuttavia, la proposta rimane insoddisfacente, soprattutto perché per loro il Decreto Legislativo n. 59/2017, prevedeva un concorso riservato e non una quota riservata ed un super punteggio.
La riforma del reclutamento
La riforma del reclutamento prevede la possibilità di concorrere in un’unica regione e per una sola classe di concorso “distintamente” per il primo e secondo grado e per i posti di sostegno.
Si formerà una graduatoria di vincitori che avrà valenza biennale, così come sarà biennale l’indizione delle procedure concorsuali.
La graduatoria sarà composta da un numero di candidati pari, al massimo, ai posti messi a concorso. Pertanto non sono previsti idonei.
I posti verranno banditi in base al fabbisogno regionale, quindi è possibile che in alcune regioni non si attivino le procedure concorsuali, in base a quanto riferito dallo stesso ministro Bussetti.
Dopo il concorso niente FIT: solo un anno di formazione e prova
Una volta vinto il concorso, il docente inizierà un “percorso annuale di formazione iniziale e prova“. Questo percorso sarà quindi annuale, cioè una volta vinto il concorso, il docente dovrà frequentare questo anno di “transizione” alla cattedra definitiva. Prima però sarà necessaria una valutazione finale.
Pertanto, è stato abolito il sistema di formazione iniziale adottato dal decreto Legislativo n. 59/2017, in merito ai tre anni di formazione iniziale e tirocinio che i vincitori di concorso dovevano sostenere prima di entrare in ruolo.
Un volta superato l’anno e confermato in ruolo, il docente vincitore di concorso dovrà restare altri quattro anni nella stessa scuola in cui ha superato l’annualità di formazione e prova, per un totale di cinque anni di blocco sulla stessa sede.
IL VIDEOFORUM INTEGRALE DELLA “REPUBBLICA”