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I debiti delle scuole verso lo Stato? Potrebbero non arrivare mai

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Comincia a farsi largo l’ipotesi di cancellazione dei debiti accumulati dall’amministrazione statale nei confronti degli istituti scolastici, pari ad oltre un miliardo di euro: una lunga “requisitoriasu questa possibilità è stata realizzata dalla senatrice Mariangela Bastico (Pd), ex sottosegretario all’istruzione, per la quale un pericoloso campanello d’allarme è rappresentato dalle recenti indicazioni del Miur – attraverso la discussa nota del 14 dicembre scorso – di utilizzare l’avanzo di amministrazione non impegnato dalle scuole, che normalmente rappresenta un finanziamento per investimenti (ad esempio attrezzature per i laboratori o attività didattiche straordinarie)“, specificatamente per coprire spese di carattere corrente.
Dal proprio sito internet, Bastico sostiene anche che è inoltre eloquente il fatto che viale Trastevere abbia anche indicato di scrivere in un modulo apposito i crediti che le scuole vantano nei confronti del Ministero, togliendoli così dalla parte attiva del bilancio: una decisione che renderebbe evidente l’intenzione di non procedere mai più ad alcuna restituzione.
Se così fosse, sostiene sempre la senatrice, per le scuole sarebbe il “collasso”: i tagli, infatti, starebbero rendendo “impossibile – scrive – il normale funzionamento didattico, la regolarità nel pagamento degli stipendi dei supplenti, gli appalti per le pulizie e l’acquisto dei normali materiali didattici e di consumo.
L’esponente del Pd rammenta anche, a tal proposito, che la legge di bilancio 2010 ha ridotto “i già inadeguati finanziamenti del 2009 di circa 227 milioni di euro per quello che riguarda i trasferimenti dello Stato sui due cosiddetti ‘capitoloni’ in cui si struttura il bilancio delle scuole; in particolare circa 98 milioni di euro sul capitolo per il funzionamento e circa 129 milioni sul capitolo per il personale”.
Una manovra che metterà in crisi le scuole: a rischio sarebbero principalmente le spese per il funzionamento, le supplenze e gli esami di Stato. Cosa che, a detta di Bastico, non era di certo accaduta durante l’ultima legislatura del centro-sinistra. “Questi mancati trasferimenti – scrive la senatrice – hanno avuto inizio nel precedente Governo Berlusconi, in particolare dal 2002 al 2006, che ha ridotto i trasferimenti alle scuole del 50% e per alcune voci fino al 75%. Nei due anni del Governo Prodi (2006-2008) il Ministero ha fatto emergere l’ammontare di questo debito sommerso; ha aumentato, sulla base delle necessità reali, i trasferimenti alle scuole; ha iniziato a ripianare i debiti pregressi; ha introdotto norme innovative (quali il pagamento della Tarsu ai Comuni e delle supplenze per maternità direttamente dal Ministero)”.
La denuncia dell’ex sottosegretario è sembrata anche una riposta indiretta alle parole espresse nei giorni scorsi da Giuseppe Pizza, attuale vice del ministro dell’Istruzione, in risposta all’interrogazione parlamentare posta dall’on. Manuela Ghizzoni (Pd) che chiedeva spiegazione dei forti tagli operati al comparto: dopo aver ammesso che “le risorse per le scuole sono scarse“, Pizza ha di fatto incolpato il Governo di cui era rappresentante la stessa Bastico. La quale avrebbe dimenticato che il suo ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, aveva “introdotto la clausola di salvaguardia“: e poiché “i tagli agli organici non vennero effettuati” fu proprio quella clausola a mettere le scuole in ginocchio. “Ecco perché i trasferimenti alle scuole diminuiscono“, ha concluso Pizza.
Una precisazione che però non sarebbe stata confortata da alcuni numeri  sui finanziamenti “mirati” resi noti dallo stesso sottosegretario: lo scorso anno i circa 10.400 istituti avrebbero ricevuto per le spese di funzionamento 676 milioni di euro (138 milioni in più rispetto all’anno precedente) e per i pagamenti delle supplenze d’istituto ben 875 milioni di euro (268 in più rispetto al 2008). Ma allora, se questi sono i numeri, perché tanti allarmismi? Qualcosa non torna. E intanto, questo è forse l’unico dato certo, le casse delle scuole piangono.