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I sindacati dei capi d’istituto non possono avere rappresentanti Rsu

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L’Anp dovrà rassegnarsi: il sindacato dei dirigenti scolastici e della alte professionalità della scuola non può concorrere nella formazione delle liste di aspiranti a ricoprire posti di Rsu nella scuola. A stabilirlo è stata la Corte di appello di Ancona, che ha respinto il ricorso avanzato, nel novembre 2006, dal sindacato guidato da Giorgio Rembado contro la sentenza emanata nel maggio del 2006 dal Tribunale del Lavoro che di fatto impediva la partecipazione dell’Associazione nazionale presidi nelle competizioni per l’elezioni Rsu.
La sentenza di secondo grado ha riscosso l’immediata soddisfazione da parte della Gilda, il sindacato degli insegnanti portato davanti ai giudici dall’Anp: secondo Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, se la sentenza della Corte di appello fosse stata di segno opposto, si sarebbe configurata una posizione di predominio dei dirigenti scolastici rispetto ai docenti“.
La sentenza di secondo grado conferma quindi l’inammissibilità ad accogliere sindacati dei capi d’istituto nella competizione elettorale per la scelta delle rappresentanze sindacali d’istituto poiché godrebbero di una valenza diversa: le motivazioni con cui la Corte di Appello ha respinto il ricorso presentato dall’Anp – ha sottolineato oggi il leader della Gilda – sono pienamente in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto: il sindacato dei dirigenti scolastici, godendo di una capacità contrattuale autonoma distinta da quella delle altre categorie di lavoratori della scuola, non può presentarsi alle elezioni delle Rsu insieme con le rappresentanze sindacali degli altri dipendenti.
La Gilda spera anche che la sentenza spazzi ora definitivamente il campo dalle lotte interne ai sindacati: “ci auguriamo – ha detto sempre Di Meglio – che questo importante precedente contribuisca a uno svolgimento più sereno delle prossimi elezioni Rsu. Elezioni che, è il caso di ricordare, potrebbero però essere svolte in un contesto completamente diverso da quello delle tre sessioni precedenti. Ed anche da quelle, terminate pochi giorni fa, svolte negli istituti dove la maggioranza delle Rsu erano decadute e quelle oggetto di fusioni o accorpamenti (sugli esiti definitivi bisognerà attendere ancora qualche giorno, anche se dalle prime rilevazioni sembrerebbe che la Flc-Cgil abbia fatto riscontrare il più alto numero di incrementi rispetto al passato). La riforma Brunetta della pubblica amministrazione prevede, infatti, un rinnovamento delle rappresentanze sindacali dei dipendenti. Nei prossimi mesi, e comunque entro l’estate poiché la proroga della attuali Rsu scadrà a novembre, il quadro prescelto con le parti sociali dovrà essere definito: nelle scuole l’idea da cui intende partire la Funzione pubblica è quella di decentrare la contrattazione spostandola a livello regionale. Un passo che forse, anche alla luce della sempre più scarna quota del Fis assegnato da viale Trastevere, potrebbe non trovare più la ferma opposizione dei sindacati.