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Sicurezza edifici, l’Anci scrive ai ministri: urge lo sblocco dei fondi Cipe

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L’Associazione dei Comuni italiani torna a chiedere ufficialmente lo sblocco dei fondi Cipe per effettuare interventi urgenti di edilizia scolastica. Attraverso una lettera, firmata dal presidente Anci, Sergio Chiamparino, dalla responsabile Scuola e Formazione, Daniela Ruffino, ed inviata al ministro dell’Interno e al ministro dell’Istruzione, l’associazione si sofferma sul fatto che lo scorso 31 dicembre è scaduto il termine per il completamento da parte degli enti proprietari delle opere di messa in sicurezza e adeguamento degli edifici scolastici. Tuttavia “come è noto – scrivono Chiamparino e Ruffino – la condizione strutturale degli edifici scolastici, si presenta in maniera differenziata sul territorio nazionale e risulta, quanto mai necessario, procedere rapidamente all`assegnazione dei fondi Cipe, per consentire intanto a molti Comuni di effettuare gli interventi urgenti evidenziati dall’ultima rilevazione compiuta a seguito del drammatico episodio di Rivoli“.
I rappresentanti dei Comuni chiedono quindi di accompagnare la programmazione a sostegno della sicurezza degli edifici scolastici di un piano finanziario pluriennale che garantisca uno stanziamento adeguato di risorse e di regolarità nella loro erogazione
A tal fine l’Anci ritiene “indispensabile affrontare e concordare le politiche per l’edilizia scolastica in un apposito incontro di Conferenza Stato-Città e autonomie locali, ferma restando l’urgenza di sbloccare ed assegnare al più presto i fondi straordinari previsti dalla delibera Cipe del 6 marzo 2009“. Per permettere la realizzazione degli interventi necessari, l’associazione ha chiesto ai rappresentanti del Governo di procedere anche all’esclusione dal patto di stabilità, almeno per i prossimi due anni, delle opere di edilizia scolastica, anche a seguito dell’odg approvato alla Camera nell’ambito delle votazioni sul D.L. n.2/10 enti locali. L’operazione permetterebbe il completamento di molte opere non concluse ed anche di rimettere in sicurezza diversi istituti che, sebbene già messi in sicurezza, sono stati flagellati dagli eventi sismici intervenuti successivamente oppure rese anacronistiche dall’adeguamento delle strutture alle norme mutate negli anni.
Solo con risorse economiche certe – concludono Chiamparino e Ruffino – sarà possibile permettere, a chi è già in regola con le normative, di investire nella manutenzione delle strutture già esistenti, nell’ampliamento e la costruzione di nuovi edifici e completare i lavori di adeguamento e messa a norma“.