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La Resistenza dimenticata, il Miur getta acqua sul fuoco

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Un polemica priva di fondamento“: così il Miur è tornato a commentare, per il secondo giorno consecutivo, l’indiscrezione apparsa il 30 marzo su un quotidiano nazionale in base alla quale nelle nuove Indicazioni nazionali dei licei sarebbe stata dimenticata la parola Resistenza. Ma anche Antifascismo e Liberazione. La mancanza di riferimenti a questi temi ha mandato su tutte le furie diverse associazioni. Prima fra tutte l’Anpi, cui fanno capo i partigiani d’Italia, secondo cui si tratterebbe di “un’omissione pensata, riflettuta fino alla sua codificazione, essendo impossibile immaginare un atto dell’ignoranza”. Indignate anche le associazioni studentesche: l’Unione degli studenti ha annunciato una campagna di protesta che prevede assemblee nelle scuole e nelle facoltà dal 1° al 25 aprile, dove si procederà anche all’approvazione e pubblicazione di ordini del giorno sull’antifascismo, alla pubblicazione di un dossier nazionale sull’avanzata delle destre e delle politiche di repressione. Anche la Rete degli studenti ha annunciato che dal 25 aprile al 2 giugno si effettueranno una serie di iniziative per far “emergere lo strettissimo legame che c’è fra la Costituzione italiana e la lotta partigiana, legame che troppo spesso viene oscurato“: il progetto prevede volantinaggi e flash mob, distribuzione degli articoli della Costituzioni con a fianco le spiegazioni dei padri costituenti.
Perchè la Gelmini non pensa a questo tipo di iniziative – ha detto la coordinatrice Sofia Sabatino – invece di cercare da un lato di eliminare la resistenza e la lotta partigiana dai programmi e dall’altro di farsi la bocca larga sull’inutile ora di cittadinanza e Costituzione mai attivata per mancanza di fondi e di ore?“.
Inevitabile, a fronte di tanto clamore, la controreplica del ministero dell’Istruzione: con una lunga nota, viale Trastevere ha tenuto a precisare che lo studio della Resistenza nelle scuole rimane un “tema assolutamente imprescindibile” il cui studio è “implicito tanto nella trattazione della Seconda Guerra Mondiale, quanto in quella della costruzione dell’Italia repubblicana“.
Nessun tentativo censorio dunque – ha continuato il Ministero – che sarebbe quantomeno stolto. E per evitare che il dibattito si areni in una polemica non voluta, negli Obiettivi specifici di apprendimento del quinto anno è stato reso esplicito il riferimento alla Lotta di liberazione, con la formula: “L`Italia dal Fascismo alla Resistenza e le tappe di costruzione della democrazia repubblicana’“.
Viale Trastevere ha anche spiegato che “le indicazioni sullo studio della Storia sono nate da un confronto su una bozza iniziale che ha coinvolto moltissimi docenti (e alcuni noti storici) di tutte le provenienze culturali e politiche“. Un confronto, peraltro, nemmeno giunto al capolinea visto che
i programmi relativi alla riforma delle superiori saranno soggetti alle osservazioni di genitori, insegnanti ed associazioni (attraverso il forum dell’Indire) fino al prossimo 22 di aprile.
Per il Ministero rimane un dato importante, comunque, che già “le indicazioni sono state in seguito sottoposte al confronto con le associazioni del mondo della scuola e sono state commentate da numerosi esperti. Durante questo iter nessuno ha sollevato un problema relativo allo studio della Resistenza“.
I vertici del comparto Istruzione hanno poi fatto contare che, a livello di scuola media, nemmeno le indicazioni nazionali dei ministri precedenti – Moratti e Fioroni – contenevano riferimenti espliciti alla Resistenza.

Le rassicurazioni del Miur non sono però bastate. La polemica è montata anche a livello politico, con l’opposizione particolarmente ‘inviperita’: non è la prima volta – ha detto la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni – speriamo almeno che sia l’ultima che il Governo si presti a queste figuracce. La nostra democrazia affonda le radici nella resistenza e nell’antifascismo: è un dato storico che non può essere sottinteso“. Più duro ancora il senatore Fabio Giambrone, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Istruzione, per il quale “chiedere all’opposizione di credere all’ipotesi della dimenticanza, circa l’omissione della parola Resistenza nei programmi dei licei, ci vuole davvero una gran faccia tosta. La Resistenza e l’antifascismo – ha continuato – sono i pilastri della nostra Repubblica, della nostra democrazia e le nuove generazioni sui banchi di scuola hanno il sacrosanto diritto di conoscere la vera storia del nostro Paese, senza sciatti revisionismi, con la scusa di assurde pacificazioni lessicali“.