Home Archivio storico 1998-2013 Estero Precari, Pasqua tra attacchi leghisti e ricorsi infiniti

Precari, Pasqua tra attacchi leghisti e ricorsi infiniti

CONDIVIDI
Per i precari della scuola la Pasqua del 2010 non è stata contrassegnata proprio da buone notizie: i neo-governatori leghisti Roberto Cota e Luca Zaia, eletti rispettivamente in Piemonte e Veneto, sono infatti tornati a rivendicare graduatorie di supplenza regionali a cui poter accedere sulla base del certificato di residenza. Una eventualità che, se adottata, metterebbe fuori gioco decine di migliaia di aspiranti docenti e Ata inseriti nelle graduatorie oltre il fiume Po. Moti regionalisti sono giunti anche dal Friuli-Venezia Giulia, dove il fronte della Lega ha promosso e convinto la maggioranza a votare a favore di una mozione che impegna la Giunta e l’assessore competente ad “attivarsi presso il Parlamento e il Governo nazionale affinché le graduatorie per l’accesso al ruolo degli insegnanti siano stilate su base regionale“. Dei due emendamenti presentati dal Carroccio, uno è stato approvato, l’altro respinto. L’ok è arrivato per quello che chiedeva che “in futuro non si verifichino più situazioni che pregiudicano gli insegnanti presenti da anni nelle graduatorie della nostra Regione anche nell’ottica della salvaguardia della continuità didattica“. La maggior parte dei consiglieri trentini, anche del Pdl, ha invece bocciato la proposta che sollecitava la “revisione del sistema dei punteggi per la formazione delle graduatorie affinchè non si basi solo sui titoli, ma valorizzi anche la residenza sul territorio regionale e la conoscenza della cultura locale“. Perché “non c’è alcuna disposizione legislativa che la supporti“, ha tagliato corto l’assessore all’Istruzione Roberto Molinaro (Udc).
Ma la Lega, forte dei consensi ottenuti nell’ultima tornata di elezioni regionali, ha già fatto sapere che ci riproverà. Ne sa qualcosa Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera, costretta la scorsa estate a congelare il suo ddl di riordino dello stato giuridico dei docenti proprio per le ingerenze leghiste sulla scarsa attendibilità dei titoli ottenuti al Sud e sulla necessità di introdurre prove selettive sulle conoscenze locali.
Gli esponenti del Carroccio, con in testa Cota, hanno già fatto sapere che il Fruili “forse può farlo perché è una regione a statuto speciale“. Ancora più possibilista il collega Zaia, secondo cui prima o poi “la materia entrerà a far parte della piattaforma nazionale“. Un ragionamento che molti tra gli addetti ai lavori reputano ideologico: basta citare uno dei più recenti studi della Fondazione Agnelli, dove si dimostra, numeri alla mano, che su 72.000 trasferimenti di insegnanti di ruolo avvenuti lo scorso a.s., appena 691, meno dell’1%, hanno riguardato spostamenti effettivi dall’Italia del Nord a quella del Mezzogiorno.
Il problema è che anche il Miur non sembra non tenere conto delle statistiche ufficiali: preoccupandosi di prevenire spostamenti eccessivi da una graduatoria provinciale all’altra (soprattutto da Sud a Nord), viale Trastevere in occasione dell’ultimo rinnovo delle graduatorie permanenti ha infatti (con il D.M. n. 42/09) eliminato i trasferimenti introducendo il discusso sistema delle “code” (al massimo in due province oltre alla propria di appartenenza). In oltre 15.000, come noto, hanno fatto ricorso al Tribunale regionale del Lazio. Che gli ha dato ragione. Pena, in caso di mancata applicazione di inserimento a “pettine”, il commissariamento del Miur. Ma poi il Governo con la Legge 167/09 (in particolare con l’art. 1, comma 4-ter) ha di fatto neutralizzato la sentenza del Tar ed ogni velleità di ritorno ai trasferimenti tradizionali.
I legali dei precari, non paghi, si sono di nuovo rivolti al Tribunale regionale laziale: che non ha esitato, attraverso l‘Ordinanza collegiale n. 230, del 5 febbraio 2010, non ha esitato a girare la questione alla Corte Costituzionale. Che così nelle prossime settimane dovrà esaminare il cosiddetto decreto salva-precari.
In attesa dell’esito conclusivo che esprimerà il “Giudice delle leggi”, non mancano le iniziative locali. Tra le diverse si segnala quella svolta il 31 marzo a Reggio Calabria, dove una partecipata assemblea si è conclusa con un documento di protesta – per i tagli e l’abbandono in cui sono lasciati i precari locali – inviato al ministro Gelmini. Molta attiva è anche la Sicilia: il 6 aprile a Palermo un raggruppamento di precari, sostenuto dai Cobas, raccoglierà migliaia di lettere firmate dal personale della scuola non di ruolo siciliano per inviarle al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e sollecitarlo a proposito del parere espresso sulla vicenda tramite il ricorso presentato dagli stessi precari nel luglio 2009: nelle lettere chiedono “un parere in tempi utili nella misura del reale, dal momento che la cosiddetta graduatoria ad esaurimento si rinnova ogni due anni e tra qualche mese ne decadrà la validità“.