Alla domanda “in un Paese e in un’epoca in cui sembra che la competenza abbia perso valore, dove la convinzione diffusa è che chiunque possa fare e parlare di tutto; in cui manca il lavoro, manca lo spazio, mancano le opportunità; in un Paese nel baratro, coi giovani senza una guida, quale pensi sia la soluzione?” è stata data la seguente risposta: “un’università ancorata a un sistema di reclutamento che non premia i migliori porterà a una didattica scadente. Un’università che in ottica concorsuale premia la ricerca e mortifica la didattica, porterà a una didattica poco ragionata e attenta. Un’università senza fondi porterà poco supporto alla vita accademica degli studenti e pochi stimoli per i giovani ricercatori, che saranno i docenti di domani. Un’università che ha interesse ad avere tanti iscritti e tanti laureati non potrà privilegiare la competenza e il loro effettivo valore. Un’università in cui le carriere di ricercatore e professore sono consequenziali e non separate porterà a docenti che spesso sanno tanto, ma che non hanno le capacità, l’attitudine e la passione per insegnarlo. Sapere e sapere insegnare sono due cose differenti. Due lavori differenti. Che richiedono competenze molto differenti”.
Alcune di queste criticità le possiamo ritrovare anche nella scuola, dove la mancanza di fondi, l’assenza di meritocrazia nello studio e un sistema di reclutamento che non premia i migliori condiziona e non poco conoscenza e competenza.