“Il contributo del Miur di circa 50 milioni di euro per le scuole indirizzato ai corsi di recupero è stato stanziato e a breve sarà a disposizione degli istituti come ogni anno: l’atteggiamento pretestuoso di qualche dirigente scolastico quindi è del tutto ingiustificato ed è finalizzato forse ad ottenere solo una maggiore visibilità personale”. Così il ministero dell’Istruzione ha tentato di cancellare sul nascere, nella serata del 29 aprile, le polemiche seguite alla pubblicazione di una lettera, inviata alla stessa Gelmini, da parte del preside del Liceo Keplero di Roma, attraverso cui si denunciava la scarsità dei fondi destinati a finanziare i corsi di recupero delle carenze degli allievi.
“La rigorosità di preparazione scolastica complessiva richiesta dalle nuove norme – ha scritto il preside Antonio Panaccione – cozza fragorosamente con la drammatica realtà di scuole senza soldi e sostegno per sopravvivere. A giugno prossimo saremo obbligati ad applicare, completamente disarmati, le nuove disposizioni del Governo in merito alla valutazione finale e all’ammissione delle classi quinte agli esami di Stato 2009-10. Ci troveremo, così, di fronte al tradizionale alto numero di alunni che non avranno raggiunto la sufficienza in ogni materia e i Consigli di Classe avranno allora solamente due possibilità, entrambe assurde: bocciare tutti o regalare tantissimi ‘6 politici’“. Secondo Panaccione però “per fare i corsi integrativi di recupero, tanto necessari per i più deboli e svantaggiati ci vorrebbero almeno quei finanziamenti certi, tempestivi e mirati dello Stato previsti dal decreto ministeriale n. 80 del 3 ottobre 2007 (art. 10 sul capitolo 1287) già elargiti nel 2008 e 2009, ora invece eliminati o peggio girati alle scuole private“.
A parte la soluzione estremizzata posta dal preside Panaccione, quello del finanziamento dei corsi finalizzati a far recuperare i debiti ai nostri studenti esiste. Basti pensare che nell’anno di introduzione del nuovo sistema, il 2008, voluto da Fioroni, i milioni di euro complessivi stanziati furono 210. Che ora, per ammissione dello stesso ministro Gelmini, sono stati ridotti ad un quarto. Il punto è che la “cura dimagrante” (in linea con molte altre voci del comparto scuola) non è stata attuata di recente: “a grandi linee – ha spiegato Massimo Di Menna, segretario Uil Scuola – le risorse utili a realizzare i corsi sono le stesse dello scorso anno. E ciò semplicemente perché la quota aggiuntiva che l’ex ministro Fioroni riuscì a strappare nelle Finanziaria del 2008, non è stata confermata nei due anni a venire”. Di Menna ha anche ricordato che l’organizzazione dei corsi mirati a colmare le insufficienze di fine anno scolastico dipende da molti fattori, quasi tutti comunque decisi dal singolo istituto: “qualora vi fossero carenze similari – ha sottolineato il segretario Uil Scuola – molte scuole realizzano ad esempio i corsi raggruppando gli alunni. Oppure decidono di ‘spalmare’ i recuperi durante tutto l’anno scolastico: in quest’ultimo caso può quindi anche capitare che a giugno i fondi rimasti possano non essere sufficienti“.
Le spiegazioni del Miur e della Uil non hanno convinto, tuttavia, i diretti interessati: i discenti. In particolare quelli della Rete degli studenti, che da alcune settimane seguono con attenzione la complessa macchina organizzativa. Proprio alcuni giorni fa l’associazione che rappresenta gli studenti medi aveva denunciato il caso dell’istituto Fermi di Verona, dove il dirigente scolastico aveva emesso una circolare in cui si avvisavano le famiglie che per poter coprire il costo dei corsi di recupero dovevano pagare 100 euro in più. E poi del liceo Righi di Bologna, dove studiare la seconda lingua straniera a scuola dal prossimo anno costerà 120 euro in più. “La mancanza di fondi – ha detto Sofia Sabatino, la coordinatrice Rds – costringe ormai i presidi italiani a inventarsi soluzioni di ogni tipo per far proseguire la normale attività didattica: il rischio ,che l’iniziativa del dirigente scolastico vuole segnalare, è quello che la scuola italiana diventi sempre più scuola d’ elite, abbandonata alle regole del censo più che a quelle di uno stato democratico“. Dopo la denuncia del preside del Keplero, lo stesso istituto dove da qualche settimana sono stati installati dei distributori automatici di condom, “riteniamo doveroso – ha concluso Sabatino – che il ministro Gelmini ritiri i tagli e stanzi i fondi necessari per i corsi di recupero e per le altre attività scolastiche e che si dia la possibilità a tutti di andare a scuola indipendentemente dal fatto che uno nasca in una famiglia ricca o povera“.
Forte il malcontento anche tra l’opposizione politica: secondo Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria Pd, “la provocazione del preside al quale non resta che decidere se bocciare o dare a tutti il 6 politico è la cartina di tornasole di una situazione ormai insostenibile ovunque, come hanno testimoniato anche i 40 responsabili scuola che il Pd ha riunito da tutta l`Italia proprio il 29 aprile. Il governo deve rendersi conto che, di questo passo, rischia di trasformare i titoli di studio rilasciati agli studenti italiani alla stregua – ha concluso – dei titoli del debito pubblico della Grecia classificati come ‘spazzatura’“.