Un’altra sigla si sta aggiungendo a quelle dei sindacati di base che già hanno confermato lo sciopero della scuola del 17 maggio: si tratta dell’Ancodis (Associazione nazionale collaboratori dei dirigenti scolastici) che, all’indomani della firma dell’intesa Governo-sindacati, aveva manifestato non poche perplessità.
Adesso, a distanza di qualche giorno, l’Associazione sostiene che i motivi per scioperare ci sono tutti e fanno riferimento in particolare a:
- il limitato incremento stipendiale terrà gli stipendi ben lontani dei livelli degli altri Paesi europei;
- la sostanziale riduzione del fenomeno del precariato appare più una dichiarata intenzione che una concreta azione;
- il tema della regionalizzazione non è affatto declassato ad opinione politica ma ha mantenuto i caratteri della determinazione legislativa.
“Non c’è nulla – si legge nel comunicato – in merito agli oltre 60mila collaboratori dei DS che confermano, nella permanente indifferenza delle parti e nel totale silenzio sul tema della governance nelle scuole autonome, la loro insoddisfazione e, dunque, l’intenzione di non stare più in una condizione di apparente”.
Ma, nel concreto, cosa rivendica l’ANCODIS ?
Nel comunicato viene presentata la piattaforma:
- riconoscimento giuridico in un inquadramento intermedio tra la figura del Dirigente e quella del corpo docente (figure quadro) di quanti svolgono attività di collaborazione al Dirigente Scolastico nell’ambito gestionale ed organizzativo;
- riconoscimento contrattuale in una terza area nel prossimo CCNL scuola dei Collaboratori del DS con profilo, attività, trattamento economico ed indennità di funzione per chi sostituisce il DS nel corso dell’anno scolastico;
- distaccamento dall’attività di insegnamento del Collaboratore del DS in tutte le scuole – noto come Vicepreside – individuato dal DS tra i soggetti di cui al comma 5, art. 25 del D. LGS. 165/2001.Rivendicazioni comprensibili e anche legittime che però, per avere la possibilità di essere accolte, dovrebbe trovare cittadinanza nelle piattaforme dei sindacati che siedono al tavolo delle trattative. E, finora, il problema è stato quasi sempre ignorato da tutti, sia dal Ministero sia dalle stesse sigle sindacali.