Solo le incerte condizioni meteorologiche, di una primavera che tarda ad imporre la gradevolezza delle sue giornate, hanno finora minacciato, ma senza creare effetti collaterali, lo svolgimento della venticinquesima edizione del Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, in corso di svolgimento, fino al 2 giugno, al teatro Akrai di Palazzolo Acreide.
La manifestazione, con altre interessanti iniziative, è parte integrante delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa, promosse dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico.
La scena comune della rassegna, progettata da Tony Fanciullo, è ispirata a Duilio Cambellotti e al manifesto che il grande artista romano realizzò nel 1924 per la messinscena di I Sette contro Tebe.
“È una palestra doppia, questa magnifica e ineguagliabile esperienza, di cui dobbiamo andare orgogliosi – sostiene il sovrintendente dell’Inda Antonio Calbi -: è un laboratorio di creatività e cultura, di formazione umanistica dunque, ma è anche l’occasione di un lavoro di squadra che attiva dialettica e collaborazione, rispetto reciproco e obiettivo comune, introducendo in tal modo ad essere cittadini più consapevoli e attivi domani”.
Aperto l’11 maggio da un concerto dell’Orchestra da Camera del Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” di Benevento, diretta da Giorgio Sasso, il festival di Palazzolo ha preso il via, nella stessa giornata, con tre rappresentazioni. Una compagnia proveniente dalla Grecia, con gli studenti del Drama Studio “Irini Evangelatou” di Lepanto, ha affrontato l’Elena di Euripide, l’Istituto paritario “Marsilio Ficino” di Figline Valdarno ha messo in scena le Supplici di Eschilo, mentre due scuole siciliane si sono cimentate con la commedia greca e latina: l’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa con Lisistrata di Aristofane e l’Istituto d’Istruzione Superiore di Palazzolo Acreide con Casina di Plauto.
Nel corso delle sue venticinque edizioni il Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, che vede l’amministrazione comunale di Palazzolo Acreide al fianco dell’Inda nella cura organizzativa, coordinata da Sebastiano Aglianò, è notevolmente cresciuto. Le sue cifre statistiche sono da capogiro: nell’arco di ventitré giorni, sul palcoscenico del suggestivo teatro antico si alternano ben ottantotto differenti rappresentazioni (da tre a cinque al giorno) ad opera di altrettanti istituti italiani e stranieri partecipanti e con ben 2400 attori/studenti che si alternano fra la dimensione teatrale dello stare sulla scena nel ruolo di interpreti e quello degli spettatori, quando siedono nella cavea a seguire il lavoro degli altri.
Dodici scuole arrivano dall’estero – sei dalla Grecia, due dal Belgio, una da Germania, Inghilterra, Francia e Tunisia -, trentuno dalle province siciliane, quarantacinque da tutto il resto d’Italia. I lavori in programma sono stati scelti fra l’ampio repertorio dei tragici e dei commediografi greci e latini. Ci sono Eschilo, Sofocle ed Euripide, Plauto ed Aristofane, ma qualcuno si è rivolto al mito di Orfeo ed Euridice, come i belgi dell’Athènèe Royal “Simon Veil” di Beaumont, oppure a quello di Ulisse, come i catanesi del liceo classico “Boggio Lera” che mettono in scena Itaca.
Il liceo classico “De Sanctis” di Salerno ha intitolato Fantasmi si nasce la commedia plautina Mostellaria, mentre il liceo scientifico “La Rosa” di Canicattini Bagni (Siracusa) si cimenta con il poema di Esiodo Teogonia. La guerra di Troia non si farà, dramma scritto nel 1935 da Jean Giraudoux, è stato scelto da due formazioni, il liceo “Decio Celeri” di Lovere (Bergamo) e dagli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa. Ma non manca chi intende trattare temi scottanti dell’attualità, quale quello dell’immigrazione, stando a quanto suggeriscono i ragazzi del liceo scientifico “Giuseppe D’Alessandro” di Bagheria (Palermo) che alla propria proposta hanno dato il titolo di Xenoi, vale a dire “stranieri”.
Un’iniziativa, quella di Palazzolo Acreide, che ha il merito di dare al teatro classico un futuro, affidandolo alle giovani generazioni, che dal proprio canto vi si dedicano con impegno e disciplina, lo rendono ancor più vivo e lo restituiscono con nuovi stimoli, con nuove sollecitazioni, creando aggregazione ed abbattendo muri e confini.