Potrebbe essere la via giudiziale ad esaudire i sogni di assunzione dei precari della scuola: un giudice del lavoro del Tribunale di Siena, Diego Cammarosano, ha infatti accolto la richiesta dei legali di un’insegnante, stufa di attendere la chiamata a titolo definitivo dopo aver acquisito l’abilitazione, vinto il concorso e svolto sei anni di supplenze annuali. Per il giudice la richiesta della lavoratrice è lecita, soprattutto perché la cattedra su chi è stata chiamata risulta vacante. Del resto la normativa comunitaria, a partire dalla direttiva UE 1999/70/CE, parla chiaro: se nel privato bastano tre anni consecutivi per essere assunti a tempo indeterminato, nel pubblico impiego si continua ad aggirare questa indicazione ricorrendo a supposte situazioni di eccezionalità. Che però, ha rilevato il giudice, non possono essere protratte per periodi indefiniti, danneggiando in questo modo i lavoratori e la loro carriera.
Cosa accadrà ora? Diciamo subito che la sentenza, sempre se confermata qualora il Miur facesse ricorso, ha valore esclusivamente per la docente che ha presentato ricorso. Nel campo giuridico, però, determinate espressioni rappresentano dei precedenti importanti. A cui potrebbero aggrapparsi diverse migliaia di precari, forse 20.000, che da qualche anno vengono licenziati per essere riassunti fino al 31 agosto. E lo stesso discorso vale per gli Ata, che sono anche di più visto che la maggior parte delle 60.000 assunzioni annuali si attua proprio su posti vacanti.
Una evenienza che, se realizzata, rappresenterebbe una mezza catastrofe per le prospettive di risparmio imposte dal Governo almeno fino al 2012. Eppure non proprio da escludere. Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che ha avviato il nuovo anno con una campagna nazionale contro la precarietà, “l’Italia con il decreto legislativo 368/01 ha recepito nel suo ordinamento il dettame comunitario: con le leggi 296/06 e 244/07 ha disposto la sua applicazione pure per alcuni comparti del pubblico impiego, con la legge 133/2008 ha ribadito che per le esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario le pubbliche amministrazioni possono assumere esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, con la legge 167/09 ha ricordato che i contratti a tempo determinato possono trasformarsi a tempo indeterminato. E’ chiaro che di fronte a tale chiarezza interpretativa della fonte normativa, il giudice interrogato decida di ordinare senza alcun dubbio all’amministrazione – come è avvenuto a Siena – di assumere un docente precario che da anni lavora nella scuola. Ora si attendono migliaia di richieste avanzate dal nostro sindacato in tutta Italia per la stabilizzazione di docenti e Ata. Entro la fine dell’anno scolastico – conclude il sindacalista – saranno possibili nuove immissioni in ruolo, disposte dai giudici del lavoro“.
Intanto, dopo gli scioperi della fame, continua a manifestarsi la disperazione dei precari rimasti senza lavoro. Il 4 ottobre a Palermo un collaboratore scolastico 51enne, supplente da 3 anni e mezzo, ha minacciato di lanciarsi dal quarto piano dell’Ufficio scolastico provinciale: dopo essersi sporto dalla ringhiera ha urlato la sua “disperazione per un sistema che mi nega la possibilità di dare da mangiare ai miei quattro figli“. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco, la Digos e una unità del 118, che hanno convinto l’uomo a desistere dal suo proposito. A spingere il lavoratore precario a tentare il suicidio sarebbe stata la notizia di mancato inserimento nelle liste del salva-precari.
La responsabile dell’area scuola del Pd, Mila Spicola, esprimendo solidarietà al precario, si è detta “esterrefatta ma non sorpresa da questo gesto. Si è alzato un muro invalicabile fra le istituzioni e i precari della scuola, un limite che si sposta sempre più in là, portando ad attendersi gesti come questo. Fino ad oggi nessuno ha mostrato l’interesse ad abbattere questo muro“.