“L’autonomia si farà”, ma “ovviamente abbiamo lasciato fuori l’assunzione dei docenti su base regionale, perché non possiamo creare scuole di serie A e scuole di serie B, con stipendi diversi. Tutti i docenti hanno bisogno di uno stipendio più alto e con quel meccanismo andiamo addirittura a creare ulteriori differenze”: lo ha ribadito, il 23 luglio, il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, ospite al Giffoni Film Festival.
Ma gli stipendi rimangono al palo
Sugli stipendi degli insegnanti, come per quelli di tutto il personale della scuola, tuttavia, ad oggi il Governo giallo-verde non è andato oltre alla copertura della perequazione, che avrebbe ridotto i compensi medio-bassi, e l’adozione dell’indennità di vacanza contrattuale, che proprio con il cedolino dello stipendio di luglio, emesso oggi, va a completamento. Tuttavia, si tratta di qualche euro netto in più, trattandosi solo un piccolo adeguamento al costo della vita.
Invece, per garantire agli oltre 800mila insegnanti italiani un «aumento a tre cifre» occorrono 2,2 miliardi, di cui 1,4 ancora da reperire. Soldi che sarà molto difficile che vengano stanziati con la prossima legge di Bilancio, peraltro anche nel mirino dell’Ue.
Il leader “grillino”: si ragiona sui criteri di riparto dei finanziamenti
Di Maio, tra i più fervidi sostenitori dello sganciamento della scuola dall’accordo sull’autonomia differenziata del 19 luglio, ha ricordato che “un paese sovrano è un paese unito. Per poi aggiungere: “stiamo ragionando sui criteri di riparto. Lunedì sarò all’Università Federico II per lanciare un osservatorio delle Università del Sud, proprio sul processo di autonomia. Ma l’autonomia si farà”, ribadisce di Maio.
“In questo momento – conclude il leader 5S – qualche battuta sul Sud che ho letto sui giornali ricorda molto quelle degli euroburocrati contro l’Italia ascoltate in questi anni. Battute molto spesso discriminatorie, che il Sud e il Centro del paese non meritano assolutamente”.
Clima ora più collaborativo
Poi il vicepremier ha aggiunto: “Vedo che nelle ultime interviste i toni dei governatori Zaia e Fontana sono cambiati – aggiunge – C’è una volontà di discutere, discutiamo. L’autonomia in questo momento si deve fare, ma senza danneggiare le regioni del Centro-Sud, senza togliere soldi agli altri e garantendo quei meccanismi di solidarietà che sono mancati in tutti questi anni”.
“Cogliamo allora l’occasione dell’autonomia a Lombardia e Veneto per creare il fondo di perequazione e livelli essenziali di prestazione che aiuteranno tante regioni in Italia ad avere servizi migliori. Questo è un progetto organico. Spero che nei prossimi giorni in un ulteriore dialogo con i governatori, anche con quelli del Sud. Ma lasciatemi dire anche – sottolinea – che un paese sovrano è un paese unito. Se lo disgreghiamo perdiamo la sovranità”.
L’ex ministro Maroni a Salvini: non accontentarti
Intanto, l’ex governatore della Lombardia ed ex ministro Roberto Maroni nella sua rubrica su “Il Foglio”, si è rivolto al segretario federale della Lega, Matteo Salvini.
“L’autonomia negata sta tornando a infiammare gli animi dei nordisti delusi. Ci toccherà tornare in pista? Stay tuned”, ha scritto Maroni.
“Da leghista, da amico – ha aggiunto – dico al Capitano: non accontentarti, non rinunciare ai grandi vantaggi fiscali che io e Zaia abbiamo garantito al Nord firmando con l’allora governo Gentiloni un accordo sull’autonomia che prevedeva la riduzione del residuo fiscale, più risorse alla scuola e costi standard in sanità”.