Che l’influenza stagionale colpisca indifferentemente tutti i giovani è un dato di fatto. Ora però si fa avanti l’ipotesi che nelle scuole, come in tutte le comunità o nei luoghi dove si concentrano stabilmente grandi raggruppamenti di individui (ad esempio aziende, caserme, università e via dicendo), non è proprio così che vanno le cose. Il dubbio si è posto leggendo i risultati provenienti da uno studio ed il conseguente modello statistico elaborato dall’Imperial College di Londra: secondo i ricercatori, gli “scambi” dei virus sono infatti cinque volte più frequenti tra studenti presenti nella stessa aula rispetto alla trasmissione tra classi diverse. Non solo. Febbre, raffreddore e dolori della “stagionale” circolano più facilmente tra ragazzi e bambini dello stesso sesso: accade tre volte di più rispetto ai contagi tra giovani di sesso opposto. Anche se frequentanti lo stesso istituto scolastico.
Le conslusioni provenienti dallo studio appaiono molto considerati dalle autorità inglesi: basti pensare che i responsabili sanitari ed i vertici dell’Istruzione d’Oltremanica stanno seriamente pensando di utilizzarle per prevedere gli esiti dell’influenza A, così da rendere più semplici le decisioni da assumere quando un contagio apparentemente generalizzato, tra studenti, docenti e personale non docente, rischia di mettere a repentaglio il normale svolgimento delle lezioni. Se, in pratica, la chiusura forzata delle scuole fino a ieri appariva quasi sempre inevitabile, ora si scopre che potrebbe non esserlo. O meglio: che potrebbe essere più logico mandare in “quarantena” solo alcune classi o sezioni dell’istituto.
Chissà se la notizia non abbia fatto sorgere dei dubbi al dirigente di una scuola elementare americana, che qualche tempo non esitò a chiudere l’istituto a lungo a seguito dell’assunzione del virus influenzale da parte di quasi un centinaio dei 370 alunni iscritti: per tutti, indifferentemente, per ben 18 giorni scattarono delle vacanze obbligate. Oggi, alla luce dei risultati dell’indagine londinese, quel preside avrebbe probabilmente deciso di far restare a casa solo le classi dove l’influenza aveva ‘attecchito’ di più. O, più semplicemente verificato se avesse trovato terreno fertile più tra i maschietti piuttosto che tra le femminucce. Facendo risparmiare il riposo forzato al sesso meno incline a piegarsi al fastidioso male di stagione.