In attesa della giornata del 20 agosto, quando le forze politiche si confronteranno in parlamento dopo le comunicazioni del presidente Conte, prosegue la resa dei conti fra gli alleati di Governo.
Mario Pittoni (Lega) contro il M5S
Il senatore leghista Pittoni punta tutto sulla questione del precariato: “Perche il M5S, invece di agire sempre in polemica con la Lega su qualsiasi provvedimento riguardi la scuola, non decide di rispettare finalmente il punto 22 del contratto di Governo che parla di ‘fase transitoria’ mirata al superamento del precariato ‘cronico’, una delle grandi vergogne del Paese?”
“Che senso ha – aggiunge ancora Pittoni – offendere le vittime di politiche miopi, parlando di ‘sanatorie’ e ‘marchette’, anziché promuovere una politica del fare che intervenga in maniera risolutiva sui problemi storici del settore?”
La contro-offensiva del M5S
Per parte loro, i parlamentari 5S delle Commissioni Cultura di Camera e Senato ricordano: “Salvini ha deciso di creare dal nulla una crisi di Governo per tornare ad Arcore da Berlusconi. E sono gravi i danni che sta facendo al mondo della scuola, che lui pensa di usare solo per andare a caccia di voti. Noi avremmo migliorato il cosiddetto decreto scuola, per garantire la qualità della formazione e selezione dei docenti: non ce ne sarà la possibilità grazie alla Lega”.
“Nella scuola primaria – aggiungono ancora i 5S – avremmo finalmente avuto docenti specializzati di educazione motoria e non li avremo perché la legge passata alla Camera doveva essere approvata anche in Senato. Sulle classi pollaio, la Lega ha da sempre osteggiato questa legge opponendosi a una maggiore sicurezza nelle aule, a una maggiore qualità nella didattica, alla riduzione della dispersione scolastica e più docenti assunti”.
Cosa succederà al decreto “Salvaprecari”
Per la verità il problema del decreto cosiddetto “Salvaprecari” è piuttosto complesso anche perché il Consiglio dei Ministri lo aveva approvato con la formula “salvo intese”: in altre parole prima di essere trasmesso al Presidente Mattarella per la definitiva promulgazione, il testo del decreto deve raccogliere il parere favorevole di tutti i Ministri.
Ma è evidente che, se il giorno 20 (o subito dopo) Giuseppe Conte dovesse rassegnare le proprie dimissioni, ben difficilmente il decreto potrebbe arrivare neppure in Gazzetta Ufficiale.
E se anche per un qualunque motivo il decreto dovesse essere promulgato dal Presidente della Repubblica, resterebbe lo scoglio della conversione in legge che il Parlamento dovrebbe effettuare entro 60 giorni dalla data della pubblicazione nella Gazzetta.
Insomma, il percorso è davvero complesso e costellato di ostacoli.
Ma è anche altrettanto vero che la situazione politica è molto fluida e fare previsioni attendibili è pressochè impossibile.
Non resta che aspettare gli eventi.