Chiedere un contributo alle famiglie degli studenti all’atto delle iscrizioni è una pratica non prevista da nessuna norma o accordo nazionale: a sostenerlo, a pochi giorni dalla scadenze delle iscrizioni al nuovo a.s., è l’Adiconsum: l’associazione ha deciso di arrivare alla pubblica denuncia dopo aver appurato – attraverso un pluriannuale monitoraggio del fenomeno e con una casistica di centinaia e centinaia di segnalazioni da parte delle famiglie – che spesso si chiedono cifre alte , “dai 100 ai 300 euro a figlio a seconda della scuola”, attraverso veri e propri “stratagemmi” attuati degli stessi responsabili degli stessi istituti.
In ogni caso, l’Adconsum ha sottolineato che laddove non si tratta di tasse, peraltro nella scuola dell’obbligo ridotte ai minimi termini, i contributi sono “da considerarsi sempre e comunque “erogazioni liberali”, cioè volontarie e non obbligatorie. È bene chiarire che nell’ambito dell’autonomia scolastica, le scuole hanno la possibilità di richiedere alle famiglie il pagamento di un contributo per l’arricchimento dell’offerta formativa, o a sostegno dell’attività di laboratorio, ecc.”. Ma questo non deve essere il pretesto per avviare una serie di azioni non a norma: tra queste, l’Adconsu, ricorda una serie di pratiche, ad iniziare dall’“invio di bollettini anche ad alunni esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche erariali; bollettini unici già compilati con cifre che comprendono sia le tasse dovute per legge sia i contributi scolastici che la legge prevede come volontari; informazioni ingannevoli sull’obbligatorietà dei contributi; diniego di iscrizione degli alunni le cui famiglie si rifiutano di pagare il contributo”. Per permettere che queste pratiche scorrette diventino sempre più frequenti, l’Adiconsum si rivolge anche al ministero dell’Istruzione perché verifichi “la correttezza dell’informativa sul contributo scolastico fornita dai dirigenti scolastici alle famiglie“.
L’associazione dei consumatori ricorda che contestualmente alla modulistica per l’iscrizione, in questi giorni un’alta percentuale di famiglie si è vista “recapitare da parte della scuola (a seguito della definizione dell’iscrizione al nuovo anno ndr) anche la richiesta di pagamento del cosiddetto contributo scolastico che ormai ha raggiunto cifre consistenti“. Un fenomeno che negli ultimi anni ha fatto registrare un’imprevista impennata a seguito, non a caso, dei fondi statali destinati al cosiddetto funzionamento ordinario degli istituti.
L’associazione ribadisce, quindi, che “tale richiesta deve essere posta in maniera corretta” e che “i contributi liberali sono scaricabili dalla dichiarazione dei redditi nella misura del 19%“, Adiconsum consiglia alle famiglie di richiedere all’atto dell’iscrizione a scuola sempre “l’indicazione dettagliata delle spese che dovranno sostenere per la realizzazione delle attività inserite nel Pof e a quale cifra ammonta il ‘contributo volontario’ e quali spese copre“.