È sicuramente andato oltre le intenzioni l’intervento educativo realizzato dalla dirigente scolastica dell’istituto superiore Fabio Besta di Milano, una scuola per ragionieri, periti aziendali e studenti di liceo per le scienze sociali, che nell’intento di stigmatizzare l’uso dello spray al peperoncino fatto due giorni prima da una studentessa quindicenne avrebbe causato, con lo stesso ‘strumento’, l’invio all’ospedale San Raffaele di tre allieve iscritte nella sua scuola.
In base a quanto riferito dalle cronache, il capo d’istituto una volta individuata la responsabile della bravata ha deciso di indirizzare il getto dello spray sulla sua mano per farle capire la gravità del gesto che aveva provocato la ragazza stessa alcuni giorni prima: l’atto era stato, infatti, così fastidioso che aveva provocato l’evacuazione della classe.
Solo che la preside deve avere però premuto troppo a fondo l’erogatore: la mano della ragazza ha iniziato infatti a gonfiarsi e anche due compagne, vicine alla giovane, ne hanno risentito tanto da farsi visitare al pronto soccorso.
Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, la preside aveva dato già prova del sua fermezza contro gli episodi di bullismo: nell’aprile del 2010 aveva sospeso per due giorni sei studenti che si erano iscritti a un gruppo su Facebook creato da una quattordicenne per insultare e umiliare una compagna di classe. Punizione ancora più severa per la ragazzina che aveva creato il gruppo, sospesa per una settimana. Ora anche l’autrice della bravata dello spray, nonostante sia stata a sua volta vittima dello spruzzo “educativo” della preside, rischia la sospensione. Lo deciderà nei prossimi giorni il consiglio di classe. Intanto, però, i genitori delle ragazze finite in ospedale non escludono di denunciare la dirigente scolastica. Inevitabile la conclusione: ma perché uno studente deve recarsi a scuola con lo spray urticante?
Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, la preside aveva dato già prova del sua fermezza contro gli episodi di bullismo: nell’aprile del 2010 aveva sospeso per due giorni sei studenti che si erano iscritti a un gruppo su Facebook creato da una quattordicenne per insultare e umiliare una compagna di classe. Punizione ancora più severa per la ragazzina che aveva creato il gruppo, sospesa per una settimana. Ora anche l’autrice della bravata dello spray, nonostante sia stata a sua volta vittima dello spruzzo “educativo” della preside, rischia la sospensione. Lo deciderà nei prossimi giorni il consiglio di classe. Intanto, però, i genitori delle ragazze finite in ospedale non escludono di denunciare la dirigente scolastica. Inevitabile la conclusione: ma perché uno studente deve recarsi a scuola con lo spray urticante?
D’altro canto, sicuramente eccessivo, è sembrato il comportamento della dirigente scolastica. Concetto, quest’ultimo, con cui concorda l’Associazione culturale docenti cattolici, secondo cui la preside del Besta di Milano “non conosce il concetto di educazione. Una dirigente che al confronto e al dialogo con gli studenti contrappone la fermezza, il rigore e la linea dura con abusi, illegalità e violenza privata – sostiene l’associazione – va sospesa subito”.