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Nuovo anno scolastico, vecchi problemi

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1984 non è una data storica da ricordare, ma il numero dei nuovi dirigenti e delle scuole italiane che da quest’anno avranno un dirigente, dopo anni di reggenza, vincitore di un concorso che ancora attende il prossimo 17 ottobre la sentenza definitiva del Consiglio di Stato in merito al contenzioso che per mesi ne ha insidiato la regolarità, a seguito dei molteplici ricorsi che, ormai per prassi, accompagnano le procedure concorsuali del Ministero.

Oltre il 55% dei nuovi Dirigenti ha ottenuto una sede in una regione diversa da quella di residenza e sicuramente nei prossimi anni cercherà, anche in via contrattuale, di ottenere l’avvicinamento a casa e si riproporrà il problema della continuità didattica e organizzativa.

Anno nuovo e problemi vecchi. Si va avanti, adagio, ma sempre con difficoltà e mille emergenze anche a causa della complessa macchina burocratica che rallenta le procedure e i percorsi.

I docenti che, beneficiando della quota 100 sono andati in pensione hanno lasciato vuoti dei posti che però non vengono assegnati ai docenti precari storici bensì alle supplenze temporanee e lo Stato ne ha un beneficio economico. Già, sin dal primo giorno di scuola sono iniziativi gli scioperi chiedendo che tutti i posti vuoti siano riconosciuti come posti di “organico di diritto” e non “di fatto” e quindi da assegnare ai docenti che ne hanno facoltà.

La novità dell’anno  scolastico era stata annunciata già a luglio con l’approvazione da parte del Senato della legge che introduce l’insegnamento dell’Educazione Civica, disciplina trasversale e con voto ed invece la ritardata pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale comporta che la legge 92 entrerà in vigore dal 5 settembre e quindi valida come legge per il prossimo anno scolastico, mentre quest’anno si avvierà una forma di sperimentazione di tale insegnamento che comprende molteplici aspetti dell’educazione e della formazione del cittadino.

Il prossimo 16 settembre nel cortile di una scuola di L’Aquila il presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme al nuovo Ministro dell’Istruzione inaugurerà il nuovo anno scolastico.

La Cerimonia intende mettere in risalto il lavoro svolto nelle scuole da dirigenti scolastici, docenti e studenti sui temi del degrado delle periferie urbane, dell’educazione ambientale, della legalità e del contrasto alle forme di bullismo e cyberbullismo e violenza. L’evento, che sarà trasmesso in diretta su Rai 1 con il programma “Tutti a scuola”, ed ospiterà le migliori esperienze educative e formative, realizzate dalle scuole italiane, dando spazio alle capacità creative e artistiche degli studenti su musica, teatro, danza, cinema, arte e moda.

Quale volto avrà la scuola italiana con il nuovo Governo? E’ questo un interrogativo che permane sentendo ripetere dal presidente del Consiglio Conte di voler operare nel “segno della discontinuità” e quindi di passaggi innovativi e mutazioni d’indirizzi.

Rimane costante tra gli operatori  scolastici la volontà di assicurare il traguardo di una scuola di qualità, e si auspica che le tensioni dei tanti docenti precari e insoddisfatti possano trovare la necessaria e indispensabile soluzione.

“La vita nuova della scuola, ha scritto Freinet, presuppone la cooperazione scolastica, cioè la gestione da parte degli utenti, educatori compresi, della vita e del lavoro scolastico”.

Il nuovo umanesimo si costruisce avviando i primi passi tra i banchi di scuola.