Secondo il rapporto l’Ocse “Education at a glance 2019”, in Italia c’è una spesa complessiva per l’istruzione pari al 3,6% del Pil, contro una media del 5%, e una percentuale di laureati ancora troppo bassa; Inoltre c’è una classe docente in cui il 59% degli insegnanti ha più di 50 anni e la cui “carriera” è praticamente bloccata, mentre abbiamo una percentuale di Neet quasi doppia rispetto al resto dei paesi industrializzati.
Il Rapporto
In altre parole, si legge nel Rapporto, per finanziare la lunga filiera che va dalla scuola primaria all’università l’Italia investe più o meno il 3,6% del suo Pil contro il 5% di media Ocse. Con una forbice che cresce mano mano che il livello d’istruzione sale.
Alle elementari la spesa italiana per studente ammonta a 8.000 dollari statunitensi (-6% della media Ocse); alla secondaria sale a 9.200 dollari (-8% ); per arrivare agli 11.600 dollari dell’università(-26%). In un contesto generale che ha visto l’esborso per la scuola diminuire del 9% tra il 2010 e il 2016 laddove gli studenti sono calati, rispettivamente, dell’8 %(scuola) e dell’1% (università).
Il 90% della spesa per stipendi
Il punto è che, per la scuola, si continua però a spendere male, visto che quasi il 90% del bilancio del Miur serve a retribuire il milione e più di dipendenti.
Entro i prossimi 10 anni, quindi, dovremmo sostituire circa la metà degli attuali insegnanti, mentre i giovani in cattedra sono pochi: tra i 25-34enni abbiamo appena lo 0,5% di docenti.
Se è poi vero che lo stipendio dei professori è mediamente basso e piatto per tutta la carriera, si afferma pure che il numero di ore di insegnamento nette è inferiore alla media: alle superiori 617 ore di lezione contro 667; alle medie 671 contro 709.
A parte l’emergenza «Neet», che da noi raggiunge il 26% dei 18-24enni, rispetto al 14% degli altri paesi Ocse.