Nella scuola molte situazioni si conoscono perfettamente, ma restano il più delle volte sottaciute per non rovinare il buon clima all’interno degli istituti scolastici, un clima spesso pieno di ipocrisie e di ammiccamenti di vario genere.
Mentre da una parte esiste la legalità, la trasparenza, l’onestà di certe situazioni e di operazioni che si compiono, dall’altra continua a perseverare il malcostume di andazzi ormai consolidati da tempo. Un momento molto delicato per la vita e la sopravvivenza di una istituzione scolastica è quello delle iscrizioni degli alunni alle classi prime, operazione che la legge dell’autonomia ha reso ancora più pregnante a causa dell’immagine che la scuola deve portare all’esterno per mezzo dell’offerta formativa.
Ed allora si assiste ad una vera e propria “guerra” fratricida per accaparrarsi il maggior numero di alunni. Non solo, ma un ruolo importante riveste la contestuale operazione di formazione delle classi. La legge fissa i criteri per la formazioni delle classi secondo i parametri stabiliti dal collegio dei docenti e viene nominata una apposita commissione per gestire tutta la disciplina della formazione delle classi, operazione questa propedeutica alla successiva assegnazione dei docenti alle classi. Secondo la norma è la commissione nominata dal Dirigente Scolastico a procedere alla formazione delle classi.
Ma c’è un sottobosco che viaggia via cavo, ossia per i fili del telefono, che procede per strade secondarie a quelle ufficiali alla assegnazione degli alunni al docente x piuttosto che al docente y, in modo tale da creare disparità tra i docenti stessi.
Quindi esistono due canali: uno riconosciuto dallo Stato, l’altro, invece sotterraneo. In questo si vengono a creare anche le famose classi “ghetto”, che vedono da una parte i docenti, componenti il cerchio magico che ruota attorno alla dirigenza, accaparrarsi gli alunni migliori onde poter svolgere tranquillamente le proprie ore di lezione; dall’altra, invece, avremo docenti che sono costretti a “schiattare” nelle classi composte per lo più di alunni indisciplinati.
Questo andazzo nuoce pesantemente alla scuola ed altera notevolmente tutti gli equilibri interni.
Anzi queste operazioni vengono ancor di più facilitate con l’istituzione degli istituti comprensivi che comprendono scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di I grado, in cui si crea un trait d’union tra insegnanti della scuola primaria e docenti della scuola secondaria di I grado.
Cosa, invece, più difficile negli istituti che godono ancora di un’autonomia gestionale.
Mario Bocola