Il tempo pieno al sud, sbandierato un anno fa da Di Maio come un investimento per ridurre il gap fra la scuola del sud e quella del nord, non sarà più finanziato con la prossima legge di bilancio.
Il motivo è semplice: “Non ci sono state le richieste che ci si aspettava – spiega Bianca Laura Granato, senatrice del M5S – anche per le gravi carenze edilizie. Mancano edifici e locali adeguati, i ragazzi sarebbero costretti a trascorrere il loro tempo in scuole poco funzionali se non addirittura poco sicure. E così le famiglie preferiscono che i propri figli escano da scuola prima dell’orario del pranzo”.
Una situazione grave, insomma, dalla quale sembra difficile uscire.
“Ci sono delle priorità – aggiunge Granato – bisogna investire proprio nell’edilizia scolastica: ci sono 11 miliardi da spendere, fermi nei meandri degli uffici. I Comuni – soprattutto quelli del sud – devono attivarsi per spenderli, ne va della sicurezza dei nostri alunni e del futuro della scuola italiana”.
Per la verità che l’operazione “tempo pieno al sud” sarebbe stata un flop era chiaro, soprattutto a chi di scuola ne capisce qualcosa e se ne occupa professionalmente da anni.
Purtroppo, in sede di stesura della legge di bilancio 2019, è prevalsa la propaganda: secondo Di Maio il tempo pieno al sud sarebbe dovuto servire persino per favorire il rientro a casa di molti docenti in servizio al nord a causa dell’algoritmo della legge 107.
In realtà i 2mila posti disponibili erano stati ripartiti in modo proporzionale fra le diverse regioni d’Italia e quelli assegnati al sud non sono stati neppure attivati tutti.
Tanto che, per il 2020, non se ne parlerà più.