Nonostante le defezioni di docenti e alunni, e seppur con qualche errore nelle griglie di valutazione che ha scatenato feroci polemiche, le prove qualche risultato lo hanno dato.
E il ministro Gelmini, con la serafica “testardaggine” ormai nota, non demorde.
Nella manovra finanziaria, infatti, compaiono una serie di provvedimenti improntati alla logica dei tagli e del contenimento della spesa (basti pensare all’accorpamento tra le varie scuole e alla contrazione delle presidenze); ma vero è anche che c’è qualcosa di intangibile, di sacro, e questo è proprio l’Invalsi.
Il testo della manovra al proposito recita così: “Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze sono individuate, per il triennio 2012-2014, le risorse finanziarie conseguenti agli interventi di razionalizzazione previsti dal presente articolo, iscritte nello stato di previsione del predetto Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca a legislazione vigente, da destinare ad un apposito fondo da istituire nel medesimo stato di previsione finalizzato al finanziamento del sistema nazionale di valutazione.
Le predette risorse confluiscono a decorrere dal 2013 sul “Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per essere destinate al funzionamento dell’Indire e dell’Invalsi con le modalità di cui al D.Lg.vo n. 204 del 1998.”
Ciò significa che, se vengono decurtati fondi alla scuola in vario modo, probabilmente abbassandone la qualità generale, ben 15 milioni di euro in più sono stanziati per potenziare il sistema di valutazione della stessa, chiave di volta, ha più volte dichiarato la Gelmini del miglioramento del sistema di istruzione italiano.
Per certi versi si tratta di uno strano procedimento: partire dai piedi per arrivare, non si sa come, alla testa. Meno presidi, meno professori, meno istituzioni scolastiche autonome, ma più valutazione degli stessi. Per ora l’Invalsi resiste, a dispetto di chi gli vuole male. E di prove ce ne saranno, possiamo giurarci, ancora a iosa, prima fra tutte quella della maturità del prossimo anno, visto che nessuno riesce a formulare una proposta alternativa al famoso Istituto nazionale di Valutazione. Ma arriveranno i correttori a prendere il posto degli insegnanti curriculari, solitamente sfruttati all’uopo? Con 15 milioni di euro in più, possiamo sperarci.