Il problema era il seguente, anzi era annunciato dalla seguente frase: “l’adozione del piano è subordinata agli esiti di una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola nel rispetto del criterio dell’invarianza finanziaria”.
Insomma: il piano di assunzioni non sarà automatico, ma subordinato alla stipula di un contratto nazionale che preveda che le nuove assunzioni non determinino oneri aggiuntivi.
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Assunzioni, nessuna ricostruzione di carriera e niente stipendio aggiornato
Non a caso giungeva, qualche giorno fa, un annuncio della Cgil, ben consapevole, al di là della naturale esultanza per il risultato ottenuto, che gatta ci covava : “Nell’incontro di martedì all’Aran chiederemo precise garanzie sull’immediata immissione in ruolo di 67 mila precari della scuola e la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili nel triennio. Le relative tabelle, con gli impegni alle assunzioni, devono essere parte integrante di una eventuale intesa. Occorre salvaguardare i diritti contrattuali relativi alla ricostruzione delle carriere dei docenti ed Ata precari che saranno stabilizzati.
Siamo pronti a presentare le nostre proposte che tengono conto della necessità di salvaguardare l’invarianza della spesa, stabilita dal decreto sviluppo, e che sono coerenti con la salvaguardia del contratto nazionale. Non si possono penalizzare i lavoratori precari dopo anni di sacrifici tenuto conto che siamo in presenza del blocco dei contratti.”
E’ evidente che i sindacati sanno e hanno ben capito che le assunzioni avranno un prezzo molto alto per i precari della scuola, o meglio per quei pochi che riusciranno ad entrare: niente ricostruzione di carriera, niente stipendio aggiornato, o meglio stipendio bloccato per cinque anni.
Meglio di niente. Ma non è una bella filosofia.