Non solo internet attraverso il pc. Sempre più spesso anche le telecamere degli smartphone e dei cellulari diventano facili strumenti che inducono i nostri giovani a bruciare le tappe di avvicinamento al sesso. Il paradosso è che il luogo dove si svolgono le riprese digitali è con sempre maggiore frequenza la scuola. Il luogo che dovrebbe, soprattutto quando le famiglie non sono state in grado di farlo, trasmettere dei valori che vanno in senso contrario.
Approfittando dei momenti di assenza degli insegnanti oppure nascondendosi debitamente tra banchi e compagni durante le lezioni, alcuni giovani studenti, soprattutto dei primi anni delle superiori, si producono invece in scene osé o in atti con chiari riferimenti agli atti sessuali.
Stavolta a mettere la lente d’ingrandimento sull’allarmante tendenza giovanile è un noto quotidiano nazionale, “Il Corriere della Sera”, attraverso una denuncia-inchiesta svolta all’interno di un liceo scientifico del Nord. Quel che sorprende è che gli studenti dediti a questo genere di pratiche non hanno alcuna difficoltà a raccontare (a volte ad ostentare) le loro riprese.
Il copione è quello già emerso in altre occasioni, condotte in particolare da un altro quotidiano nazionale, “Il Messaggero”: si va dal giro di video con spogliarelli, spesso riprodotti in classe, che permettono ai giovani distributori di ricavare anche qualche decina d’euro a filmato, alla studentessa che si spoglia sulle chat in cambio delle ricariche telefoniche. Non potevano mancare le brevi scene realizzate durante le lezioni, con protagoniste alcune minori a simulare atteggiamenti che non hanno proprio nulla a che vedere con quanto l’insegnante sta spiegando.