Senza voler entrare nel merito della diatriba venutasi tra i lavoratori sul comportamento tenuto dai sindacati – quattro a favore ed uno, la Flc-Cgil, che ha sospeso il giudizio – a proposito dell’annullamento del primo scatto stipendiale dei prossimi 66.000 neo-assunti, una sorta di “pegno” per rispettare le immissioni di ruolo “a invarianza di spesa” previste dal Decreto Sviluppo, vale la pena soffermarsi su quanti precari saranno danneggiati da questa modifica del contratto. Sin dall’inizio i sindacati sottoscrittori dell’accordo hanno tenuto a sottolineare che il danno economico dei prossimi firmatari del contratto a tempo indeterminato – stimato dal sindacato di Pantaleo in un mancato riconoscimento in busta paga tra il terzo e l’ottavo anno pari ad almeno 1.800 euro per i collaboratori scolastici fino alla non certo marginale cifra di 7.700 euro per i docenti della secondaria di secondo grado – sarebbe stato minimo: “il danno – aveva sottolineato a caldo Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola – riguarderà un ristretto numero di precari e comunque si tratterà in media della mancata assegnazione di una cinquantina di euro al mese: da sopportare fino al raggiungimento del secondo attuale gradone di anzianità, al nono anno, quando però si sommerà al secondo scatto, confermato in tutta la sua entità”. Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, aveva assicurato che “siccome la stragrande maggioranza dei precari ha molta anzianità di servizio pregressa” questa sarebbe stata “recuperata perché non cambiano le regole per la ricostruzione di carriera: l’attesa per lo scatto sarà in tantissimi casi molto breve, se non addirittura inesistente”.
Il punto è allora questo: poiché l’annullamento del primo scatto stipendiale, sottoscritto la scorsa settimana, varrà con ogni probabilità fino al prossimo rinnovo contrattuale (quindi almeno altri due anni), sarà dalla tornata di assunzioni del prossimo anno che il danno nelle busta paga dei neo-assunti comincerà a prodursi con maggiore consistenza. Così per decine di migliaia di precari sparirà il poco invidiabile appellativo di “storici”: in cambio avranno però stipendi iniziali magri e bloccati per qualche anno.