Fa discutere l’iniziativa ministeriale di bandire delle borse di studio da 10.000 euro da assegnare, a partire dal prossimo luglio, ai neo-diplomati sulla base del punteggio conseguito alla maturità, tra 80 e 100, che intendono frequentare un corso universitario lontano da casa. Le verifiche saranno preparate dell’Invalsi, gestite da una Fondazione (per il Merito, allestita in collaborazione dei ministeri dell’Istruzione e dell’Economia) e svolte probabilmente presso gli atenei: permetteranno di valutare le competenze di base, in particolare comprensione ed interpretazione del testo, soprattutto attraverso domande logico-deduttive. Inizialmente i fondi deriveranno da un doppio stanziamento: 10 milioni di euro da parte del Miur e 20 milioni dai fondi Pon dell’Ue. Al progetto sembrano però interessate anche le aziende italiane ed in particolare Confindustria: l’investimento permetterebbero loro, infatti, di individuare gli studenti più preparati e adatti alle necessità specifiche del mondo del lavoro.
In attesa di conoscere i dettagli dell’iniziativa attraverso il bando di concorso, fonti vicine a viale Trastevere danno per certa la possibilità, per gli studenti che hanno conseguito la borsa di studio, di ottenere un secondo sussidio a fondo perduto anche al termine del primo anno universitario: a patto, però, di aver svolto tutti gli esami e conseguito almeno la media del 27. Dal secondo anno di università le modalità di accesso non cambieranno, ma gli studenti si impegneranno a restituire i 10.000 euro quando avranno firmato il primo contratto di lavoro.
Secondo Domenico Pantaleo, segretario Flc-Cgil, siamo di fronte ad un modello premiante fortemente ingiusto, perché mette sullo stesso piano gli studenti benestanti con quelli appartenenti alle classi sociali più basse: “in un Paese profondamente ingiusto – sostiene il sindacalista – perché profondamente disuguale, nel quale il successo formativo dipende in gran parte della condizioni economiche delle famiglie, non esistono politiche che sostengano il diritto allo studio e si tagliano risorse ai settori della conoscenza, la Ministra Gelmini e il Governo decidono di attivare, attraverso una fantomatica fondazione, borse di studio che non tengono conto della condizione economica dello studente. Si nega così a migliaia di giovani, soprattutto in una situazione di crisi del Paese e con provvedimenti devastanti come quelli contenuti nella manovra finanziaria, la possibilità di studiare”.