Le dimissioni di Lorenzo Fioramonti da ministro dell’Istruzione hanno generato un’enorme polemica politica.
Il ministro dimissionario spiega di aver inviato la lettera formale in cui annunciava il passo indietro al premier Giuseppe Conte “la sera del 23 dicembre”.
“Per rispetto istituzionale, avevo deciso di attendere qualche altro giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma visto che ormai la notizia è stata filtrata ai media, mi sembra giusto parlare in prima persona”, aggiunge.
E ancora: “Ho sempre chiarito che avrei lottato per ogni euro in più fino all’ultimo, tirando le somme solo dopo l’approvazione della Legge di Bilancio”.
Non sono mancate le critiche dal suo stesso partito: “Se condividi davvero una battaglia, non scappi, ma mangi sale quando devi e porti avanti un progetto (ammesso che lo si abbia mai realmente condiviso) – attacca il ministro della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone nel suo post – La coerenza è per lo più un pregio, ma a volte rischia di sconfinare nella sterile testimonianza che, peraltro, si addice poco a chi occupa posizioni di responsabilità”. E aggiunge: “La stampa ha bisogno di gossip, ma le persone hanno bisogno di gente che sappia governare. Governare è difficile, perché riduce al nulla gli slogan o le promesse senza criterio. Governare non è per tutti, perché bisogna parlare poco e lavorare molto. Governare spesso non è trendy, non è pop e non è ‘social'”.
Non solo. Come scrive il Corriere della Sera, il M5s avrebbe chiesto all’ex professore di economia politica all’Università di Pretoria di “restituire i 70mila euro che ci deve”, somma che corrisponde ai mancati rimborsi di Fioramonti al partito e all’associazione Rousseau. Versamenti a cui sono vincolati tutti i parlamentari grillini.