L’allarme è stato lanciato dall’Ocse con il suo Employment Outlook 2011, il rapporto annuale sul mercato del lavoro.
Ocse: in Italia la crisi colpisce soprattutto i giovani
I dati si fermano a dicembre 2010 e mostrano un quadro piuttosto allarmante: nella fase di recessione, il tasso di disoccupazione giovanile ha subito un aumento di 9,7 punti percentuali, raggiungendo il picco di 28,9% nell’aprile 2010. I segni di ripresa, come riporta l’Ocse, sono “timidi” e il tasso di disoccupazione giovanile in Italia si è ridotto di soli 1,3 punti percentuali per attestarsi al 27,6% nel luglio 2011, uno dei più alti tassi nell’area Ocse. Ma si tratterebbe di un calo non reale, perché dovuto essenzialmente alla creazione di posti di lavoro con contratti a termine o cosiddetti atipici, mentre il numero di posti con contratto indeterminato tende ancora a contrarsi.
“Il mercato italiano sta diventando più segmentato, con lavoratori in età matura in impieghi stabili e protetti e molti giovani senz’altro sbocco immediato che posti più precari”.
Nel nostro Paese, infatti, il 46,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni che lavorano ha un impiego temporaneo. Una percentuale in continua crescita, se si pensa che nel 2007 il tasso era del 42,3%.
In Italia il lavoratori part-time sono per la maggioranza donne (76,9%) e rappresentano il 31,1% del totale delle donne occupate.
E anche i salari degli italiani sono tra i più bassi dell’area Ocse (36.773 dollari l’anno contro una media Ocse di 48.488 dollari, una media dell’Eurozona di 44.904 dollari ed una media dei 27 Paesi dell’Unione Europea di 41.100 dollari).
Servirebbe dunque – secondo l’Ocse – ”un’ampia riforma dei contratti di lavoro” per ridurre, in particolare, “l’incertezza rispetto alle conseguenze del quadro regolamentare sugli esiti delle procedure di licenziamento”.