Nel nostro Paese, contrariamente a quanto avviene in molte nazioni europee, non esiste un vero e proprio sviluppo professionale dei docenti: l’unica progressione è infatti quella di carattere economico ed è legata esclusivamente all’anzianità di servizio.
Le organizzazioni sindacali non si sono mai preoccupate più di tanto della questione che però incomincia a diventare un problema da non sottovalutare.
Da sempre i vicari dei presidi e dei dirigenti scolastici rivendicano maggiore attenzione nei loro confronti, attenzione che si è tradotta nel riconoscimento di qualche punto in più nei concorsi per dirigente.
Ma niente di più.
Del tema di sta occupando da almeno tre l’Ancodis (Associazione nazionale collaboratori dei dirigenti scolastici) che in un recente documento rileva: “Quella degli insegnanti italiani è una carriera piatta; in gran parte dei paesi dell’UE, alla definizione della progressione della carriera concorrono diversi fattori tra i quali un rilevante peso hanno l’assunzione di incarichi aggiuntivi con ulteriori responsabilità, la formazione professionale continua, l’esperienza nel servizio”.
Ad una vera e propria carriera per i docenti si è pensato in diverse occasioni anche sotto il profilo legislativo, ma nessuna operazione è mai andata in porto.
Ad occuparsi del tema è stata soprattutto la parlamentare di Forza Italia Valentina Aprea che aveva presentato un disegno di legge per istituire un percorso di sviluppo di carriera per i docenti.