Intervistiamo il Professore Tomaso Montanari, ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università per Stranieri di Siena.
Professore Montanari che giudizio dà della Scuola che pone il fare al posto del sapere, le competenze al posto delle conoscenze e che sottrae ore d’ insegnamento con l’istituto dell’ alternanza scuola-lavoro?
Un giudizio drasticamente negativo. La scuola forma le persone e i cittadini, non ingranaggi inconsapevoli, merce di un ‘mercato del lavoro’ lontanissimo dal lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica.
Pare che la scuola delle competenze, come definita dalla burocrazia di Bruxelles a cui la burocrazia scolastica italiana si é supinamente adeguata, porti ad un declassamento delle materie umanistiche con un messaggio implicito che bisogna studiare soltanto ciò che serve, lei cosa ne pensa?
Penso che il pensiero critico, la capacità di leggere il mondo e dare un giudizio, siano il portato principale delle discipline umanistiche. Se cancelliamo questo, è per costruire ancora un totalitarismo del mercato che porta alla fine a nuovi fascismi.
Un’ iniziativa virtuosa e pluridecennale, come quella di Napoli ’99, che ha portato all’adozione da parte delle scuole di monumenti della città di Napoli, ha dimostrato che bisogna conoscere per preservare il nostro patrimonio storico artistico. Lei quale giudizio dà dell’insegnamento della Storia dell’arte nella Scuola?
Ho scritto, insieme a Salvatore Settis, un manuale di storia dell’arte per le scuole: credo sia l’atto più politico che ho fatto. La storia dell’arte è una palestra di cittadinanza e una educazione alla democrazia. Dovrebbe essere insegnata in ogni scuola dalle primarie in su.
Che ne pensa di associare lo studio della Letteratura a quello della Storia dell’arte?
Era una vecchia proposta di Roberto Longhi. Piena di fascino e storicamente fondata, ma temo oggi difficile da attuare. Ci vogliono laureati in storia dell’arte e insegnamenti dedicati, ripeto, in tutte le scuole di ogni ordine, tipo, grado. È questione di democrazia.