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Insegnanti che si “drogano”: da un eccesso all’altro

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Fanno discutere le dichiarazione del ministro Giovanardi e  del segretario nazionale della Flc-Cgil sull’uso di droghe “leggere” da parte dei docenti.
Nel corso di una trasmissione radiofonico Mimmo Pantaleo ha detto: ”Un insegnante che si fa uno spinello ogni tanto è compatibile con l’insegnamento ? Secondo me sì, come avviene in tante parti del mondo. Altrimenti dovrebbero licenziare probabilmente la metà dei dipendenti pubblici”.
Premesso che ciascuno è libero di pensarla come crede in merito all’uso delle droghe “leggere”, credo che la questione sia un po’ più complessa.
Un conto è sostenere che sarebbe bene che un insegnante non usasse spinelli e altro conto è dire che il docente che usa spinelli più o meno abitualmente debba essere licenziato.
Quanto poi al paragone fra l’insegnante e l’impiegato del catasto che si fa uno spinello anche tutte le sere, è del tutto evidente che siamo davvero fuori strada.
L’impiegato del catasto riveste certamente un incarico pubblico ma l’insegnante ha una funzione del tutto particolare: l’insegnante è/dovrebbe essere prima di tutto un educatore e sembra quasi che Pantaleo dimentichi questo particolare.
Il punto è semplice: l’insegnante che si fa uno spinello ogni tanto (o che magari si scola mezza bottiglia di cognac due sere alla settimana o che si concede il lusso di qualche “sniffata”) è certamente una persona che considera tutto ciò assolutamente lecito e normale (altrimenti non lo farebbe). E quindi, in modo più o meno consapevole, tenderà a trasmettere un simile modo di pensare anche ai suoi studenti.
E’ pur vero che ciascuno di noi nella sua vita privata è libero di vivere come meglio crede, ma credo che un istruttore di scuola guida “beccato” a guidare ai 200 orari rischi seriamente di perdere credibilità di fronte ai suoi allievi. Così come sarebbero poco credibili un dentista che si lava i denti poco e male o un dietologo che si rimpinza di hamburger e patatine fritte.
Insomma gli insegnanti hanno un ruolo del tutto particolare, non sono semplici “impiegati civili dello Stato” e questo non bisogna mai dimenticarlo.
Altra questione, più complessa, è poi quella della “licenziabilità” dell’insegnante che si droga. E’ del tutto evidente che questo problema va affrontato caso per caso. Certamente un insegnante “beccato” a rubare pone qualche problema: ma rubare una mela su una bancarella del mercato è obiettivamente cosa diversa dal rapinare una banca armati di mitra e con il passamontagna in testa.
Così come appare davvero fuori luogo la sortita del ministro Carlo Giovanardi che parla di test anti-droga estesi anche a tutti gli insegnanti.
Qualcuno (lo stesso prefetto di Firenze, per esempio) ha parlato di rischio di incostituzionalità, ma probabilmente la questione andrebbe affrontata con un po’ di buon senso: sottoporre periodicamente al test anti-droga un milione di dipendenti del Ministero dell’Istruzione appare difficilmente praticabile e oltremodo oneroso . Sarebbe come “usare un cannone per ammazzare le mosche”.