Ci sono anche docenti e lavoratori della scuola, ma soprattutto tanti genitori di alunni, tra le 600-700 persone che chiamano ogni giorno i medici del ministero della Salute, attraverso il numero di pubblica utilità 1500, per essere rassicurati sul nuovo Coronavirus che in Cina avrebbe prodotto ben oltre 250 vittime e 12 mila contagi nel mondo (anche se altre fonti forniscono numeri molto più alti).
Il contagio è difficile da realizzare
La scuola, come tutte le comunità, è del resto un ambiente frequentato da tante persone. Quindi, in teoria, le possibilità di contagio di un virus sono più alte rispetto ad altri contesti.
Va poi ricordato che anche se la presenza di alunni cinesi è abbastanza alta, oltre 53 mila iscritti, su 842.000 alunni complessivi con cittadinanza non italiana, e che in un solo decennio sono raddoppiati, ben l’82% sono nati in Italia: pertanto, si presume che sia davvero residuale il numero di allievi che nell’ultimo periodo si possano essere recati in Cina.
Tra le famiglie, però, si insinua l’ansa, che a volte diventa paura e psicosi, come riferito da Il Giornale qualche giorno fa.
Intanto, gli operatori del ministero della Sanità cercano anche di far capire a chi chiama (spesso dopo una discreta attesa, con una voce registrata che invita quando c’è un eccesso di telefonate da gestire a richiamare) che il contagio non è affatto facile dal compiersi.
Ci si può confondere con l’influenza stagionale
“Il Coronavirus, il contagio si ha solo se si sta a stretto e a lungo contatto con persone che potrebbero avere il virus. Perché sono le goccioline (di saliva ndr) che entrano a contatto dalla persona infetta a quella ricevente, ma deve trattarsi di un contatto stretto e lungo“, dicono dal ministero a chi chiama preoccupato.
“È ovvio – aggiungono gli operatori che danno informazioni 24 ore su 24 – che essendo anche il periodo dell’influenza, ci si sente tutti gli acciacchi tipici proprio di questo malanno di stagione. Si ha paura perché si collegano magari i sintomi influenzali con il coronavirus, ma non è così”.
In pratica, spiegano sempre dal dicastero della Salute, per chi non si è recato nelle zone endemiche, quindi in Cina, e non si é di ritorno da quei luoghi non c’è alcun problema o rischio.
I consigli per i bambini: a scuola sì
Quando si chiedono consigli per evitare il contagio tra i bambini, li operatori danno, ovviamente, gli stessi consigli dei pediatri: occorre procedere con una corretta igiene delle mani ed evitare il contatto ravvicinato con persone con sintomi influenzali o respiratori. Inoltre, ricordano che non esiste un vaccino per prevenire l’infezione, anche se alcune aziende ci stanno già lavorando.
“Si tratta di regole come lavarsi le mani, starnutire ma non farlo senza mettere la manina davanti – ha confermato un’operatrice del numero di pubblica utilità 1500, intervistata dall’Ansa – insomma, il ‘lavaggio di cervello’ che noi mamme facciamo indipendente dal coronavirus”. E si può mandarli i piccoli a scuola senza timore? La risposta è stato un deciso “certamente”.
E le mascherine?
Agli operatori del ministero, infine, si chiedono informazioni anche sulle mascherine. “Quella tipica che usano dalle donne delle pulizie o che si utilizza in metro – rispondono al telefono -, non è una particolare mascherina. Non ha senso neanche utilizzarla, a meno che non si vada in luoghi chiusi ma per una sicurezza psicologica propria ma non perché ci sua la necessità o la raccomandazione da parte del Ministero. Assolutamente. Più che altro se si va in aeroporto e si staziona può essere una misura”.
Chi chiama il numero 1500, alla fine della telefonata si sente molto probabilmente più tranquillo. Almeno, fino alla prossima notizia allarmistica.