Con una nota datata 7 ottobre il Ministero dell’Istruzione ricorda agli Uffici scolastici regionali quanto disposto dall’articolo 19 della legge 111 del 15 luglio scorso in materia di istituti comprensivi.
La norma in questione, come è noto, prevede l’immediata aggregazione in istituti comprensivi dei circoli didattici e delle scuole secondarie di primo grado.
“La suddetta disposizione – chiarisce ora la nota del Miur – modifica sia l’assetto organizzativo che i parametri previsti dall’art. 2, commi 2 e 3, del Dpr 18 giugno 1998, n. 233 con evidenti riflessi sull’attribuzione dell’autonomia agli istituti comprensivi”.
Ma il passaggio più interessante della nota è quello in cui si ammette che “l’adempimento conseguente all’attuazione della norma sopracitata si rivela particolarmente delicato perché va ad incidere sulla sfera delle attribuzioni delle Regioni che hanno competenza esclusiva in materia di dimensionamento delle rete scolastica, come ribadito anche dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 200/2009”.
Il Ministero ricorda anche che le norme in vigore assegnano agli Enti locali il compito di formulare le proposte di aggregazione in istituti comprensivi delle scuole dell’infanzia, primarie e secondaria di I grado, con contestuale cessazione delle scuole autonome costituite separatamente da circoli di didattici e scuole di I grado.
I tempi, sottolinea ancora il Miur, sono molto stretti: tutti i provvedimenti di razionalizzazione della rete scolastica devono infatti essere emanati entro il 31 dicembre in modo da consentire al Sistema informativo di apportare le necessarie rettifiche in tempo untile per la corretta definizione degli organici.
Alla nota del Ministero è allegata anche una tabella che propone tutti i dati necessari per consentire agli enti territoriali di assumere decisioni corrette.
In pratica per ogni regione e provincia vengono indicati i numeri di istituti comprensivi da istituire (vengono conteggiati anche i comprensivi già esistenti che, pertanto, dovranno essere ristrutturati se non arrivano a 1.000 alunni).
L’operazione riguarderà circa 3.500 istituzioni scolastiche fra direzioni didattiche e scuole secondarie di primo grado che dovrebbero lasciare il posto a non più di 2.500 istituti comprensivi. Una vera rivoluzione di cui forse le scuole non si stanno ancora rendendo ben conto, prese come sono dai problemi quotidiani di casse vuote e organici carenti.