Giovedì 20 febbraio proseguirà presso la Commissione Cultura della Camera l’esame del disegno di legge Granato sulla cancellazione della chiamata diretta (o meglio della “chiamata per competenze” dei docenti) e degli ambiti territoriali.
La storia parlamentare del provvedimento è lunga e complicata: presentato nell’estate del 2018 iniziò il percorso nel mese di ottobre di quell’anno per essere poi approvato nel luglio del 2019.
Da allora è rimasto fermo presso l’ufficio di presidenza della Commissione Cultura della Camera fino a poche settimane fa quando finalmente il presidente Luigi Gallo ha deciso di avviarne l’esame.
Nella prima seduta del 4 febbraio, dopo la relazione introduttiva svolta dalla pentastellata Virginia Villani, in tanti hanno fatto osservare che il disegno di legge aveva iniziato il suo percorso parlamentare con il precedente Governo, sostenuto da una maggioranza diversa da quella attuale.
Sia Valentina Aprea di Forza Italia, sia Rossano Sasso della Lega hanno messo in evidenza che nella maggioranza attuale non c’è nessun accordo sul tema e non si comprende quindi come il provvedimento possa andare in porto.
Gabriele Toccafondi di Italia Viva ha subito chiarito che il suo gruppo non è affatto d’accordo a cancellare chiamata diretta e ambiti territoriali, mentre la dem Lucia Ciampi ha sottolineato che in alcune aree del territorio nazionale (e ha fatto l’esempio della Toscana) la novità ha funzionato bene.
La senatrice Bianca Granato, prima firmataria della proposta stessa, non nasconde il proprio disappunto e afferma: “Questo disegno di legge è veramente il minimo sindacale per portare un po’ di pace sociale nel mondo della scuola, dopo le tempeste scatenate dalla legge 107. Chiamata diretta e ambiti territoriali sono misure incostituzionali incompatibili con il dettato dell’art.33 della Carta; si tratta anzi di misure che hanno precarizzato una intera categoria di lavoratori che già subiscono un trattamento salariale indecoroso”.
E’ vero che il provvedimento potrebbe essere approvato con il voto favorevole di M5S e Lega ma è chiaro che un finale del genere metterebbe a rischio la stessa tenuta del Governo.