Dai Tribunali del lavoro continuano a giungere buone notizie per le migliaia di docenti della scuola italiana che hanno chiesto giustizia – per la mancata assunzione a titolo definitivo, il termine delle supplenze fino al 30 giugno anziché al 31 agosto e l’equiparazione del lavoro svolto come precari a quello del personale di ruolo – con un’adeguata quota compensatrice.
La sentenza favorevole stavolta è stata emessa del Tribunale di Torino, che ha assegnato a quattro docenti che hanno ricorso, con l’Anief, per l’illegittima reiterazione dei contratti a tempo determinato e il mancato riconoscimento degli scatti biennali di anzianità.
Sulla scia di quanto già avvenuto in passato in altri Tribunali, anche stavolta il giudice del lavoro ha ritenuto prevalente la norma della Corte di giustizia europea secondo cui non vi è differenza tra i diritti del personale di ruolo e quelli di dipendenti precari. Il Miur è stato quindi “condannato” al pagamento di una cifra complessiva pari ad 17.272,86 euro per gli scatti biennali arretrati e a 15 mensilità lorde per ogni ricorrente, quale risarcimento del danno per l’illegittimità dei termini apposti ai contratti, a cui vanno aggiunte le spese legali, che ha posto a carico dei convenuti, per un totale che supera i 150mila euro lordi. Saranno circa 37mila gli euro netti che andranno ad ogni docente ricorrente vincitore.
La sentenza, al di là, dell’entità dei rimborsi, è decisamente importante perché costituisce un ulteriore precedente cui potrebbero fare riferimento gli altri giudici che nei prossimi mesi saranno chiamati a decidere su migliaia di ricorsi analoghi (solo l’Anief ne ha presentati un centinaio).
Non solo: mancando ancora due settimane alla scadenza imposta dal cosiddetto Collegato al lavoro della fine dello scorso anno (Legge 183/2010), gli indecisi potrebbero aggiungersi al già corposo “plotone” di ricorrenti (si parla di un numero compreso tra i 20mila ed i 40mila) proprio sul filo di lana.
Ancora una volta le cifre in “ballo” sono altissime: per il legale che cura gli interessi dell’Anief, Giovanni Rinaldi, “in caso di conferma del predetto orientamento” anche per le altre cause, il Miur sarà costretto a rimborsarli spendendo non meno di “3-4 milioni di euro”.
“Ancora una volta – ha proseguito l’avvocato – in quel di Viale Trastevere, quando sentono la sigla Anief, pensano subito a nuovi grattacapi. Solo due anni fa le sentenze del Tar a favore delle 8mila impugnative che si opponevano all’inserimento in coda di graduatoria dei precari storici della scuola che intendevano cambiare provincia, versione concordata addirittura dalla corte Costituzionale. Un vero Tsunami che ha costretto il Miur a fare marcia indietro, tornando ad inserire i docenti a pettine a partire da quest’anno”.
Entusiasta della sentenza pure il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, per il quale “alla fine – anche in presenza di una congiuntura economica non favorevole – il diritto non perdona all’amministrazione italiana la violazione della normativa di quella comunità europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato”.