Stavolta sembra proprio che il ministero dell’Istruzione faccia sul serio: gli oltre 8-9mila docenti soprannumerari sono destinati a scomparire. A sostenerlo era stata a chiare lettere l’ultima Finanziaria estiva del Governo Berlusconi, che incentivava i docenti rimasti senza cattedra ad essere ricollocati su posti affini. Poi è stata introdotta, all’interno dell’ultimo atto ufficiale della legislatura uscente, la Legge di Stabilità approvata il 12 novembre scorso alla Camera, la norma sul personale del pubblico impiego, scuola e università che prevede per il personale in esubero la mobilità territoriale, anche intercompartimentale; ma anche il ricorso alla “cassa integrazione” e, in ultima analisi, l’ipotesi del licenziamento.
Nella scuola delle categorie di docenti più a rischio è quella degli insegnanti tecnico-pratici in sovrannumero: non a caso, sempre la Legge di Stabilità prevede che questi docenti, quasi sempre solo diplomati, passeranno a svolgere le mansioni di assistente tecnico. Un declassamento non di poco conto, ma per lo Stato indispensabile se i pensa che solo nell’anno in corso ben 3.334 Itp sono risultati privi di titolarità. “Si stima che nell’anno 2012/ 2013 – riportava la Relazione al provvedimento – quota parte di detti ITP, pari a 2.500 unità, potrebbe risultare ancora in esubero e quindi oggetto della presente norma”. Quale è, appunto, l’accantonamento di altrettanti posti di assistente tecnico. Grazie alla mancata copertura dei posti vacanti con personale precario, solo da questa operazione lo Stato guadagnerà 64,5: 21,5 milioni nel 2012 e 43 nel 2013.
Ma come farà lo Stato a ricollocare docenti di in materie specialistiche, come quelle di settore insegnate negli istituti tecnici o professionali? Come farà ad incrementare le abilitazioni all’insegnamento, tanto per fare un esempio, ad un docente che sa solo insegnare l’arte orafa oppure quella della ceramica o, ancora, quella edilizia? Per anni la questione non è stata affrontata (tanto che in alcuni istituti risultano ancora oggi “a disposizione” o impegnati su dei “progetti” decine di insegnanti della stessa materia). Ora, però, in un momento così difficile per il Paese, si sta cercando di fare economia su tutto. E anche per loro il “vento” potrebbe cambiare.
Come? Semplicemente dando l’opportunità a questi insegnanti senza classi di specializzarsi su una materia o sulle delle competenze scolastiche che detengono vuoti di “cattedre”. E quale può essere migliore dell’area dal sostegno, dove sono almeno 30mila i posti sparsi per l’Italia ancora privi di docente titolare? L’adesione sarebbe, certo, su base volontaria. Ma per chi non dice sì è pronta già la pratica della mobilità coatta, se non quella della cassa integrazione per due anni.
La conferma che questa è una delle strade che il Miur ha intenzione di percorrere è giunta qualche giorno fa, quando è stato pubblicato un bando per titoli, con scadenza 11 gennaio 2012, per la selezione di tutor “preposti alla formazione del personale docente nell’ambito del progetto Riqualificazione/Riconversione professionale dei docenti – anno scolastico 2011-2012”: l’articolo 1 specifica che si tratta di un corso di riconversione “sul sostegno”.
Sempre nel bando si spiega che il Tutor avrà il compito di seguire i “discenti” per 120 ore complessive, da svolgere in presenza e on line. E qui sta il punto: chi non vede di buon occhio questi corsi teme che con un pugno di ore si formi del personale per assolvere un ruolo delicato, quello di supportare uno studente disabile o con difficoltà di apprendimento. Un ruolo che necessiterebbe, come ovvio, di una preparazione accurata e specifica per assolvere a dei bisogni speciali.
La notizia è stata presto criticata dalle associazioni dei disabili. Ma anche dai prof di sostegno, non di ruolo, che dopo essersi formati nelle Università attraverso decine di esami, 800 ore di corsi ed un lungo tirocinio rischiano di trovarsi senza lavoro perché al loro posto verranno collocati dei docenti riconvertiti.
Alcuni giorni fa sul sito disabili.com è apparso un articolo davvero eloquente su come la pensa a proposito di questa situazione chi quotidianamente sta accanto e sostiene le persone meno fortunate. “E’ appena il caso di ricordare – si legge nell’articolo – che gli insegnanti specializzati, invece, hanno seguito un percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l’integrazione, di area psicologia, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell’area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio. Questi ultimi, se non ancora di ruolo, saranno però soppiantati dai loro colleghi riconvertiti su posto di sostegno, perdendo così il lavoro che avevano scelto e per il quale si erano adeguatamente formati”.
Alcuni giorni fa sul sito disabili.com è apparso un articolo davvero eloquente su come la pensa a proposito di questa situazione chi quotidianamente sta accanto e sostiene le persone meno fortunate. “E’ appena il caso di ricordare – si legge nell’articolo – che gli insegnanti specializzati, invece, hanno seguito un percorso formativo universitario, con esami di didattica speciale e per l’integrazione, di area psicologia, psicopatologica e dello sviluppo, nonché dell’area normativa dedicata alla disabilità, supportati da numerosi laboratori applicativi e da un compiuto percorso di tirocinio. Questi ultimi, se non ancora di ruolo, saranno però soppiantati dai loro colleghi riconvertiti su posto di sostegno, perdendo così il lavoro che avevano scelto e per il quale si erano adeguatamente formati”.
Sul finire, il testo si trasforma in un vero e proprio appello alle famiglie con bambini disabili: “la scuola – scrive disabili.com – ha pensato di riciclare i docenti curricolari ritenuti di troppo come insegnanti di sostegno, facendo loro seguire un corso evidentemente breve su qualche piattaforma. Ciò consentirà loro di restare nella scuola, evitando migrazioni dolorose, di avere un titolo con cui occuparsi, loro malgrado, dei vostri figli. Molti docenti di sostegno, invece, che avevano scelto di fare questo mestiere, investendo in un percorso specialistico e in tanti anni di servizio e competenze, se precari, molto probabilmente non avranno più un lavoro”.