Di Salvatore Distefano
Come già sapete, in vista del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri (1265 – 1321) è stata lanciata l’idea di istituire una giornata per il “Sommo Poeta”, una giornata per Dante, un tassello da dedicare al padre della lingua italiana. Così come avviene per Cervantes, per Shakespeare, per James Joyce.
La proposta, lanciata dal giornalista-scrittore Paolo Di Stefano sul “Corriere della Sera”, ha raccolto molte adesioni a livello culturale, istituzionale e politico.
Il Dantedì
Il termine “Dantedì” è stato coniato dal linguista Francesco Sabatini (presidente onorario dell’Accademia della Crusca) ed è stata scelta la data del 25 marzo, che corrisponde per gli studiosi all’inizio del viaggio narrato nella Commedia.
Tra i sostenitori in Italia ci sono Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, l’onorevole Michele Nitti, membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, la Società Dantesca, l’Associazione degli Italianisti, i Ministeri dell’Istruzione e degli Esteri, il Festival Ravenna 2021, la Biblioteca classense, tanti altri gruppi e centinaia di associazioni e di enti.
La proposta e la sua eco
La proposta sta suscitando una vasta eco anche a livello internazionale: già la Francia e la Svizzera hanno dato un parere favorevole, ma anche in Gran Bretagna ha riscosso grande seguito.
Non è chi non veda che Dante è il simbolo dell’Italia molto prima dell’unità politica del Paese, ma al tempo stesso è un autore che si proietta verso il futuro e rappresenta un giacimento di poesia, umanità e mondo spirituale, ancora in parte da esplorare. Nel Canone occidentale di Harold Bloom, Dante sta insieme agli altri grandi della letteratura: non è solo il simbolo dell’Italia, è una voce mondiale, è un patrimonio dell’umanità. Con il richiamo alla “virtute e canoscenza”, ha anticipato l’Umanesimo ancor prima di Petrarca; peraltro, ha saputo instaurare un colloquio fertile con i classici, diventando per certi versi il profeta del futuro con una visione moderna dell’esistenza in una simbiosi di vita e di arte, mai così intensa prima e dopo di lui. Ecco perché il Dantedìrappresenta, in questo mondo globale, una salda radice e un’apertura al futuro.
LA PROPOSTA OPERATIVA PER QUEST’ANNO
La condizione di emergenza nella quale ci troviamo non consente che si possa svolgere il prossimo 25 Marzo alcuna attività pubblica, così come avevamo pensato.
Si potrebbe dare vita, però, ad una iniziativa in forma ridotta, che comunque prepari la scuola e la cultura italiana con l’appuntamento del 25 marzo 2021. Infatti, quest’anno il 25 marzo cadrà in un periodo di blocco di qualsiasi iniziativa, ma è possibile non mettere in quarantena anche la letteratura. Il modo più elementare per festeggiare Dante è leggerlo. Ecco perché, per il prossimo mercoledì 25 marzo, l’Associazione degli Italianisti (ADI) propone che insegnanti e studenti delle superiori leggano e commentino attraverso collegamenti online, in contemporanea, magari a mezzogiorno, il canto XXVI dell’Inferno.
Unire idealmente l’Italia nel nome di Dante
Sarebbe un modo per <<unire idealmente studenti di tutta la nazione>> e di far riflettere sulle parole di Ulisse, le stesse che diedero a Primo Levi la forza di resistere ad Auschwitz, perché in quell’inferno Levi trovò un <<appiglio di salvezza>> proprio nel ricordo dell’Ulisse dantesco e tanto più potrebbe servire a noi, in un momento drammatico. In Se questo è un uomo, nel capitolo intitolato Il canto di Ulisse, Primo Levi vuole spiegare a Jean i versi di Dante, cercando faticosamente di ricordarli. Jean era, prima di essere deportato, “uno studente alsaziano; […]. Era perciò toccata a lui la carica di Pikolo, vale a dire di fattorino-scritturale, addetto alla pulizia della baracca, alle consegne degli attrezzi, alla lavatura delle gamelle, alla contabilità delle ore di lavoro del Kommando”.
Le terzina nel canto XXVI
La terzina chiave del capitolo è la stessa del canto XXVI e Levi la propone a Pikolo in modo commovente.
“Ecco, attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca:
considerate la vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.”
Spero che tutte le scuole raccolgano questa proposta e si attivino per favorirne la realizzazione.
Salvatore Distefano