Quarant’anni fa, un amico mi raccontò che, quando esplose il Boom economico, per troppo tempo si nutrì quasi esclusivamente di carne e sostituì l’acqua e un buon bicchiere di vino con litri e litri di Coca Cola. Finì in ospedale. Fabula docet: il neofita è manicheo, per cui tutto quello che ha preceduto la sua “conversione” è il “nero-non-buono”, l’intera gamma di cose disponibili nel “post-conversione” rappresentano il “bianco-buono”.
La Didattica a distanza, risposta ineludibile nel breve periodo alla sospensione della Didattica in presenza, è stata intesa da troppi “proseliti neofiti” dello scranno, della scrivania e della cattedra come panacea per tutti i mali della Scuola Pubblica della Repubblica Italiana. I Neofiti della nuova religione pedagogico-didattica hanno commesso tre errori sostanziali: sopravvalutare la disponibilità e l’efficacia degli strumenti informatici, sovraccaricare di lavoro gli studenti davanti all’equivalente della Play-Station, equiparare un’ora di lezione in aula ad un’ora di lezione dietro lo schermo.
Escludiamo dal ragionamento gli ultimi anni delle Superiori, l’Università, il Conservatorio e l’Accademia di Belle Arti. Fino ai sedici anni, cioè fino al biennio della Scuola Secondaria di secondo grado, l’alunno deve adempiere all’obbligo dell’istruzione previsto dalla Legge; dal triennio, invece, si entra nella dimensione della “scelta”, cioè nel seguire un percorso scolastico che ho scelto, proteso verso il mio futuro, e nel quale investo risorse economiche della mia famiglia, il mio tempo e le mie energie. Normativamente, non esiste un “obbligo” per gli scolari delle Elementari e gli studenti delle Medie di seguire con correttezza, impegno e rielaborazione personale (studio) la Didattica a distanza. In verità, contrattualmente, non esiste neppure un “obbligo” per i docenti della Scuola dell’obbligo a porre in essere lezioni e interrogazioni attraverso computer e connessioni wi-fi.
Se il Parlamento ritiene che la nuova religione pedagogico-didattica debba diventare obbligatoria, si studino con estrema attenzione tempi e modalità, si obblighino le famiglie a far “frequentare” i figli, e si inseriscano le nuove modalità a tempo della funzione docente nel nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Scuola. Dimenticavo: nel rispetto della Costituzione, si prevedano anche computer e connessioni a costo zero per tutti gli alunni, NESSUNO ESCLUSO!
La lezione online, per essere efficace nei confronti dei discenti più piccoli, deve rispettare i tempi televisivi. Sono da evitarsi rigorosamente, pertanto, gli interminabili monologhi del docente, la programmazione di un numero di ore pari a quello delle lezioni in presenza, l’insegnamento teorico delle discipline “pratiche” come la Musica. I tutorial, oggi largamente presenti su Internet, non costituiscono una modalità di insegnamento ma di “ammaestramento”. L’elemento educativo e quello formativo posti in essere dalla Scuola, rientrano in altre categorie pedagogiche e didattiche. In conclusione, la Didattica a distanza non può sostituire, se non per brevissimi periodi e cum grano salis, il dialogo educativo-formativo e le esperienze concrete di apprendimento che caratterizzano la VITA SCOLASTICA di docente e discente. Socrate docet (e Asimov narra)…
Antonio Deiara