Nel corso degli anni il susseguirsi dei governi non han fatto altro che apportare tagli alle istituzioni più importanti per la vita del paese come sanità e scuola.
Sono stati chiusi tanti plessi ed eliminate tante dirigenze scolastiche.
Oggi in questo stato di emergenza non è facile per tante famiglie la didattica a distanza, perché purtroppo non tutti hanno a disposizione la strumentazione essenziale. Un caso a parte sono i bambini della scuola primaria, che devono stare al computer per ore e naturalmente non possono farlo da soli, ci vuole l’assistenza di un adulto, a tutto ciò si aggiungano le difficoltà relative al funzionamento della rete.
Bambini, ragazzi e insegnanti devono stare insieme. La didattica a distanza non può sostituire la scuola, ciò vale per tutti gli ordini e gradi d’istruzione. Gli alunni socialmente svantaggiati e/o con difficoltà di apprendimento sono coloro che sono più fortemente danneggiati. Per le superiori forse la situazione è un po’ più gestibile.
Con una situazione così complessa il governo potrebbe prendere in considerazione la riapertura dei tanti plessi scolastici abbandonati negli anni passati, in modo tale da eliminare le classi pollaio e assicurare la distanza tra gli studenti, onde eliminare il rischio di contagi.
Si potrebbe, anche, ridurre il numero di alunni per ogni dirigenza. Così facendo si creerebbero altri posti di lavoro per docenti e non docenti. Si potrebbe, anche, fare un corso- concorso per i ricorrenti del concorso DS 2011 per eliminare la discriminazione apportata dalla 107/2015 che agevolò solo i ricorrenti dei concorsi 2004 e 2006, lasciando fuori i ricorrenti 2011. In tempo di crisi e di difficoltà oggettive se lo Stato si attivasse in tale direzione si creerebbe un circuito economico virtuoso, necessario dopo l’attuale blocco di tutte le attività produttive a seguito del coronavirus.
Maria Mezzullo