Il momento che stiamo vivendo è apocalittico, le restrizioni riducono drasticamente le nostre azioni, siamo ingabbiati nelle nostre abitazioni, siamo stanchi, l’emergenza ci sta massacrando, le famiglie sono distrutte e i lavoratori esausti di essere presi in giro.
Negli ultimi tempi non si è parlato d’altro che del Decreto scuola che ci aspettavamo fosse un’attenta e concreta analisi delle effettive necessità del mondo scuola. In un momento storico come quello attuale, un cittadino si aspetta che il Ministro dell’Istruzione rifletta prima di proporre, pensi prima di parlare, ma soprattutto agisca per il bene della scuola, a prescindere dai giochi politici o dalle ambizioni di carriera. In un’emergenza del genere, il Ministro deve essere in grado di di analizzare la situazione e agire di conseguenza avendo anche il coraggio di ammettere un fallimento o riconoscere che ciò che si pensava potesse andare bene prima dell’emergenza sanitaria, adesso non è più applicabile. Quello che il Primo Ministro Conte ha detto ieri, 26 aprile, nella conferenza stampa bisettimanale, avalla il decreto dell’8 aprile del Ministro Azzolina ossia, per i precari non v’è pandemia: o si immunizzano o non possono insegnare, test a crocette sia.
Ennesima umiliazione da parte del governo per i 60 mila docenti precari che, per oltre un triennio, hanno prestato servizio in nome e per conto dello Stato ottemperando sempre ai loro doveri e non godendo mai degli stessi diritti dei docenti di ruolo. Si tratta di un rinnovato atto, sprezzante nei confronti di lavoratori statali che ora più che mai garantiscono sostegno al bene comune. Con le restrizioni dovute all’attuale pandemia, i docenti sono entrati in casa dei loro alunni attraverso l’utilizzo di strumenti di ogni tipo: usano cellulari privati, diverse applicazioni e piattaforme, inventano e comunicano con un nuovo linguaggio, creano nuove metodologie, chiacchierano e vivono nel quotidiano dei propri ragazzi supportando psicologicamente e tecnicamente allievi e genitori. Insomma una nuova vita, un nuovo lavoro, una nuova forma di comunicazione. Ora più che mai è di vitale importanza trovare soluzioni che da settembre garantiscano la continuità didattica agli studenti, sia che si torni tra i banchi, sia che si avvii il nuovo anno scolastico con la DAD.
Questo è stato un anno scolastico terribile per i precari: prima le danze dei tavoli tra sindacati e Ministri, poi l’approvazione della legge 159/2019 (quella che sancisce che i docenti vengano valutati con un quiz alla Mike Bongiorno). Legge che in più occasioni si è chiesto di abrogare senza risultati e nonostante le oltre 20 mila adesioni allo sciopero del 14 febbraio promosso dallo stesso Coordinamento Nazionale Precari Scuola.
Il Ministro, chiuso ad ogni possibile contrattazione, non sembra sentire ragioni. I docenti precari non devono essere stabilizzati, questo sembra che dica: sono impreparati e inutili quando si parla di assunzioni, ottimi invece per “tappare i buchi” anche con la DAD, svolta con dedizione e a spese proprie. Nulla conta il sacrificio personale di reinventarsi un lavoro nonostante l’imminente scadenza del contratto. Parimenti lo sforzo, lo spirito di adattamento e di innovazione non vengono riconosciuti se si tratta di docenti precari.
Sbeffeggiando i precari, il Ministro dell’istruzione, diversamente da quanto afferma, dimostra di non curarsi troppo dei “propri” alunni. Nessuno si sta chiedendo come verrà garantita la continuità didattica a settembre, che fine farà il nuovo legame umano tra alunni ed insegnanti costruito, anche a distanza, ai tempi del COVID? Cosa facciamo a settembre, annulliamo tutto e ricominciamo daccapo? Siamo stanchi di cambiare scuola per l’ennesimo anno e di non poter dire oggi ai nostri alunni che a settembre saremo lì con loro, consapevoli delle difficoltà che hanno affrontato quest’anno. Siamo stanchi di essere trattati come docenti di serie B soprattutto adesso, in questa emergenza, in un momento in cui le nostre competenze e il lavoro di squadra interno ai consigli di classe ci rendono le colonne portanti del futuro degli alunni. Chi ha il coraggio di disintegrare tutto questo? La politica, che molte volte dispone campagne elettorali anche in situazioni di emergenza e poi cambia le carte in tavola? Quei sindacati, che non hanno voluto aderire allo sciopero del 14 febbraio contro le ingiustizie e le incongruenze del decreto “ammazza precari” e che ci hanno condannati ancora una volta alla precarietà? Un Ministro che non dialoga con le parti sociali e che, in maniera surreale, non avendo risposte abbandona l’incontro con le regioni, e non ascolta il parere del CSPI?
Chiediamo di essere stabilizzati appellandoci nuovamente alla Direttiva Europa 70/99 che condanna la reiterazione di contratti a termine, soprattutto dopo il conseguimento di 3 annualità di servizio. Siamo stanchi e sfiduciati nei confronti delle istituzioni, ma decisi a lottare per continuare il progetto di vita con i nostri alunni anche dopo il Covid. Chiediamo di avviare le procedure per confermare e attivare le graduatorie provinciali in modo da rendere più agevole un corretto reclutamento per l’anno 2020-2021 e garantire la continuità didattica agli alunni. Chiediamo che i concorsi lotteria della legge 159/2019 non siano banditi, considerando non solo la loro inutilità per un corretto avvio dell’anno scolastico, ma anche e soprattutto il parere del CSPI che ha evidenziato i loro punti controversi, oltre ad essere un imperdonabile spreco di ingenti risorse da destinare meglio alle emergenze sanitarie e sociali.
E’ arrivato il momento per noi, docenti precari, di riacquistare la dignità toltaci dalla politica che ci ha reso schiavi di un precariato senza fine.
Se la situazione non dovesse risanarsi a breve, il Coordinamento Nazionale Precari Scuola avanzerà la richiesta del blocco degli scrutini e astensione della DAD. Adesso più che mai, abbiamo bisogno di certezze, la forza di un Paese si manifesta anche in questi momenti di emergenza, con un cambio di rotta definitivo. Siamo certi che la stabilizzazione dei precari garantirà un’ottima base di partenza per la ricostruzione del Paese, poiché restituirà dignità ai lavoratori della scuola grazie all’impegno e alla professionalità sempre dimostrate, soprattutto in condizioni di emergenza.
Coordinamento Nazionale Precari Scuola