E poi ha continuato: “I dipendenti dei ministeri sono circa 175.000, solo il 5% del totale. Si deve tagliare ma se vogliamo restringere, ridurre la dimensione della macchina dello Stato, non possiamo solo ridurre, come dobbiamo fare, il 5%, dobbiamo ridurre tutto”. I grandi numeri della spesa pubblica, ha affermato ancora, sono “la scuola (con più di un milione di occupati), la sanità, più di 720mila addetti, i dipendenti delle regioni e degli enti locali, circa mezzo milione, e le forze dell’ordine,350mila”. Quando si affronta l’argomento del taglio della spesa pubblica, ha detto ancora Grilli, polemizzando con la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, tutti sono d’accordo ma fin quando rimane “un’entità astratta”. Quando invece dobbiamo dire cosa si deve fare ci rivolgiamo a voci come le consulenze o gli immobili, a cosa che non hanno nome e cognome. Qui – ha insistito – c’e’ un problema del dimagrimento di uno Stato, bisogna fare scelte dolorose”.
Quali sono le scelte dolorose relativamente alla scuola? Si possono fare solo delle ipotesi e deboli.
A parte i tagli, già annunciati e su cui starebbero lavorando gli esperti del ministro Profumo, sui costi degli immobili per un importo complessivo di 9 milioni di euro entro il 2013, sui 12 milioni spesi oggi, c’è il versante dei servizi che dovrebbero essere ridotti del 20%, incentivando un sistema centralizzato di acquisti esteso anche alle singole scuole.
Poca cosa se si considera che dei 53 miliardi di euro annui del bilancio del Miur, oltre il 90% è diretto a pagare il personale, per cui nulla di strano se il governo continua con la miope e tragica politica dei tagli dell’organico, che poi andrebbero a incidere sempre di più sui servizi agli studenti e sull’organizzazione complessiva della scuola, mentre butterebbe sul lastrico altre migliaia di docenti che su questo lavoro hanno pianificato il loro futuro.
Mannaia contro cui la stessa ex ministra alla istruzione, Gelmini, presente nella stessa puntata di Ballarò, si è detta contraria: la scuola ha già subito tagli pesanti e non la si può più toccare. Un auspicio?
Rimane tuttavia sempre nell’aria l’applicazione del Titolo V della Costituzione, che affida alle singole regioni la gestione del personale, e che potrebbe servire, se applicato, all’alleggerimento delle spese dello Stato, ma scaricandolo agli enti locali.
"La gestione del personale non implica affatto contratti diversi sul territorio", si sibila dalle parti del Ministero, "né tantomeno discipline diverse per le assunzioni". Affermazione che è tutta da vedere e valutare, considerata pure la penuria finanziaria di cui tutte le regioni soffrono.